TFR 2024: CONVIENE LASCIARLO IN AZIENDA O METTERLO IN UN FONDO PENSIONE PERSONALE?

TFR 2024: CONVIENE LASCIARLO IN AZIENDA O METTERLO IN UN FONDO PENSIONE PERSONALE?

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TFR 2024: Scopri i Pro e i Contro di Lasciarlo in Azienda o Investirlo in un Fondo Pensione Personale per Massimizzare il Tuo Futuro Previdenziale.


Affrontiamo l’argomento per sapere in modo semplice cos’è il TFR e quale è la scelta più conveniente.

Ogni lavoratore assunto dopo gli anni duemila, insieme al contratto di lavoro, riceve un modulo in cui può scegliere la destinazione del TFR. Questo modulo è molto importante perché può avere delle ripercussioni molto importanti sulla destinazione del tuo TFR e sul risultato finale del montante che riceverai quando andrai in pensione. Infatti non fare una scelta equivale a lasciare il TFR in azienda e come in tutte le cose è meglio scegliere da soli piuttosto che far scegliere a qualcun altro.

Ma cos’è esattamente il TFR? 

Il TFR, o Trattamento di fine rapporto, è una parte della retribuzione che viene accantonata mensilmente dal datore di lavoro e che viene poi erogata al lavoratore quando termina il rapporto di lavoro. Come detto sopra le scelta tra lasciarlo in azienda e metterlo nella previdenza complementare come un Fondo Pensione è molto importante.Il TFR non è altro che un fondo che il datore di lavoro accumula per aiutare il lavoratore a pianificare il proprio futuro previdenziale. Pertanto, anche se decidi di lasciare il TFR in azienda, considerarlo come una retribuzione differita con cui realizzare i tuoi sogni appena si termina il lavoro è un errore.

Ma di quale cifra stiamo parlando concretamente? 

Il TFR corrisponde a 1/13,5 della retribuzione annua, inclusi tutti i pagamenti ricevuti. In altre parole, ammonta al 7,41% della retribuzione lorda annua. 

Tuttavia, lo 0,50% di questo importo va versato OBBLIGATORIAMENTE al Fondo pensioni dei lavoratori dipendenti presso l’INPS che poi lo userà per distribuirlo a seconda delle necessità.

Quindi, quando si parla di TFR, si intende il 6,91% della retribuzione lorda annua.

Guarda il video di una live con i dipendenti di una azienda.

Posso scegliere cosa fare del TFR?

Il decreto 252/2005 offre ai lavoratori dipendenti la possibilità di decidere cosa fare del Tfr (Trattamento di Fine Rapporto), ovvero dell’importo che ti verrà  corrisposto al termine del rapporto di lavoro. I lavoratori hanno sei mesi di tempo per comunicare la loro scelta, che può essere una delle seguenti due modalità:

1. Lasciare il Tfr in azienda e prenderlo come liquidazione al termine del rapporto di lavoro. In questo caso, il Tfr verrà rivalutato con una percentuale dell’1,5% + il 75% dell’indice Istat dei prezzi al consumo.

2. Far confluire il Tfr in un fondo pensione di secondo o terzo pilastro, che può essere di tipo collettivo o individuale. In questo modo, il TFR verrà investito e contribuirà ad integrare l’assegno pensionistico pubblico al momento del ritiro definitivo dal lavoro.

Quale scelta è la più conveniente?

È importante fare una scelta consapevole tra queste due opzioni. 

Sebbene lasciare il Tfr in azienda offra la flessibilità di poter cambiare idea in seguito, destinare il Tfr alla previdenza complementare può essere un’opzione più vantaggiosa nel lungo periodo. Questo perché i versamenti usati per farsi il proprio Fondo Pensione vengono destinati all’economia reale , che,  anche se nel breve termine può avere delle oscillazioni in basso e in alto, nel lungo termine è sempre superiore alla rivalutazione del TFR lasciato in azienda.

Quindi, nella maggior parte dei casi optare per la scelta più semplice o immediata, che di solito è quella di non scegliere, potrebbe non essere la migliore per te.

Guarda il video qui sotto per sapere quanto puoi risparmiare di tasse ogni anno.

LA SCELTA MIGLIORE

È importante fare attenzione alla scelta tacita. 

La scelta riguardante la destinazione del tuo TFR (Trattamento di Fine Rapporto) nei primi sei mesi dall’assunzione può avvenire in modo esplicito, attraverso la compilazione di un modulo da parte tua, oppure in modo tacito, cioè senza esprimere alcuna preferenza e quindi acconsentendo alla previdenza complementare. 

Nel caso della scelta tacita, infatti, il datore di lavoro trasferisce il tuo Tfr maturato  verso una forma pensionistica collettiva prevista dagli accordi o contratti collettivi, anche territoriali, a meno che non sia stato fissato diversamente un accordo con i sindacati dell’azienda.

Tuttavia, vale la pena notare che nel caso della scelta tacita, il datore di lavoro verserà solo l’importo del Tfr, senza dover versare il contributo aggiuntivo previsto nel caso di adesione esplicita. 

Nel corso degli anni, questa differenza può rappresentare un notevole ammontare di denaro a cui si rinuncia semplicemente perché non hai scelto esplicitamente come destinare il Tfr. 

Nel caso in cui non siano previste forme pensionistiche di secondo pilastro, ad esempio quelle contenute negli accordi collettivi, il Tfr verrà destinato alla forma pensionistica istituita presso l’INPS, che viene normalmente utilizzata dai vari governi italiani per coprire qualsiasi spesa determinata dai vari deficit che succedono.

In conclusione, sia che tu scelga di destinare il tuo Tfr a una forma pensionistica collettiva attraverso una scelta esplicita, sia che tu lasci che il Tfr  destinato all’INPS in modo tacito, questa scelta non conviene mai in quanto si può perdere la possibilità di ottenere contributi aggiuntivi e l’INPS, dal momento che il suo bilancio è spesso in deficit, potrebbe utilizzare quei soldi per altri scopi. 

Pertanto, è sempre consigliabile fare una scelta esplicita e informata della destinazione del proprio Tfr.

Vantaggi del TFR lasciato in azienda.

I punti di forza del Tfr lasciato in azienda sono diversi e possono influenzare la scelta dell’opzione migliore per i dipendenti. 

Innanzitutto, è importante considerare i costi associati. 

Se si lascia il Tfr in azienda, non ci sono costi aggiuntivi per il dipendente. Al contrario, se si sceglie di destinare il Tfr alla previdenza complementare, anche se le commissioni possono essere basse, comunque si applicano delle commissioni previste dalla specifica soluzione scelta.

Un altro aspetto importante è la “restituzione”

Se  lasci il Tfr in azienda, ti viene corrisposto interamente sotto forma di capitale al momento del pensionamento o in caso di cambio del lavoro, anche prima di maturare questo diritto. Invece  il Tfr  destinato alla previdenza complementare, può essere ritirato solo quando  raggiungi i requisiti per andare in pensione e solo per una somma massima del 50% sotto forma di capitale, mentre il resto viene riconosciuto sotto forma di rendita. 

L’opzione di ottenere tutto il Tfr in forma di capitale è possibile solo se il montante finale del fondo pensione è così basso che, trasformando il 70% in rendita, si genererebbe una rendita inferiore al 50% dell’assegno sociale. 

È importante tenere presente che la finalità previdenziale è importante per mantenere il Tfr.

Il riscatto del Tfr. 

Se lascii il Tfr in azienda, è possibile riscattarlo anticipatamente al 100% in caso di perdita o cambio del lavoro.

Al contrario, se destinato alla previdenza complementare, è possibile riscattarlo solo al 50% in caso di disoccupazione dopo 1 anno o al 100% in caso di disoccupazione dopo 4 anni o di invalidità superiore al 66%.

In conclusione, il Tfr lasciato in azienda presenta degli indubbi vantaggi.

  1. Innanzitutto, non comporta costi aggiuntivi per i dipendenti.
  2. Inoltre, viene restituito interamente sotto forma di capitale al momento del pensionamento o anche prima in casi specifici. 
  3. Ancora, consente un riscatto anticipato al 100% in caso di perdita o cambio del lavoro. 
  4. Infine, occorre considerare il contributo aggiuntivo che si può ottenere aderendo al fondo pensione negoziale ad adesione collettiva. In aggiunta al versamento del TFR, il datore di lavoro è tenuto a conferire un contributo extra che spesso si aggira intorno all’1% della retribuzione lorda. Questo contributo aggiuntivo aumenta ancora di più la somma che il lavoratore può accumulare per la propria pensione.

Tuttavia, è importante valutare attentamente le finalità previdenziali e valutare l’opzione di destinare il Tfr alla previdenza complementare, che potrebbe offrire ulteriori vantaggi nel lungo periodo.

Ascolta qui sotto l’episodio del videopodcast Finanza Semplice in cui spiego i vantaggi fiscali che puoi avere ogni anno.

Svantaggi del TFR lasciato in azienda.

  1. Se l’azienda per cui lavori fallisce, potrebbe diventare problematico anche se sono previste delle forme di tutela per questi casi.

https://www.inps.it/it/it/dettaglio-scheda.schede-servizio-strumento.schede-servizi.50186.fondo-di-garanzia-del-tfr-e-dei-crediti-di-lavoro.html

  1. Nel lungo termine, e il TFR ha tempi molto lunghi visto che coincide con l’età pensionistica, è dimostrato che il rendimento a scadenza del TFR investito nella previdenza complementare è superiore al TFR lasciato in azienda.

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  1. Sul TFR che lasci in azienda e poi liquidato al momento della pensione, ti verrà applicata un’aliquota media Irpef degli ultimi 5 anni, che può variare dal 23% al 43%, mentre sul Fondo Pensione l’aliquota parte dal 15% fino al 9%.

Vantaggi se scegli il Fondo Pensione.

La previdenza complementare offre numerosi punti di forza che rendono l’opzione di destinare il TFR a questa forma di previdenza estremamente vantaggiosa. 

Innanzitutto, scegliere di investire il tuo TFR nella previdenza complementare-Fondo Pensione, ti consente di essere lungimirante e di prepararti adeguatamente per la quarta fase della tua vita, ovvero la fase della pensione. 

Questa scelta ti offre una risposta più completa e lungimirante  alle esigenze finanziarie che avrai quando smetterai di lavorare. 

  1. Un punto importante da considerare è il contesto demografico in cui ci troviamo: la vita media si sta allungando e di conseguenza aumentano le esigenze economiche che avrai in età avanzata. Investire il TFR nella previdenza complementare ti permette di garantire il supporto economico necessario per far fronte a queste esigenze finché vivrai senza preoccuparti che la pensione INPS resti la stessa e si svaluti nel tempo.
  2. Se hai un Fondo Pensione e oltre al TFR ci versi altre somme di tua volontà, su quelle somme puoi usufruire di uno sconto fiscale pari alla tua aliquota IRPEF.

Nel concreto se hai un’aliquota del 23% e versi il massimo di 5.164,57 euro, puoi ottenere come dipendente un ristorno in busta paga di 1.187,85 euro.

  1. Inoltre, destinare il TFR alla previdenza complementare offre una serie di vantaggi rispetto alla scelta di lasciarlo nella propria azienda.
  2. Le anticipazioni del Fondo Pensione sono un’opzione interessante per i lavoratori che desiderano accedere a parte dei loro risparmi prima della pensione. Tuttavia, ci sono alcune regole e limiti da tenere in considerazione. 
  3. Se scegli di versare il tuo TFR su un Fondo Pensione, è possibile richiedere un’anticipazione dopo 8 anni. In questo caso, la somma massima che si può ottenere è pari al 75% dell’importo accumulato. È importante notare che questa opzione è valida solo per spese sanitarie e per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa.
  4. Inoltre dopo 8 anni di permanenza puoi richiedere un anticipo per liquidità fino al 30% senza nessuna motivazione specifica.

Questo è un vantaggio significativo, in quanto consente di utilizzare una parte dei risparmi che hai accantonato con i versamenti del TFR su un Fondo Pensione per vari scopi personali.

  1. Nel lungo termine, e il TFR ha tempi molto lunghi visto che coincide con l’età pensionistica, è dimostrato che il rendimento a scadenza del TFR investito nella previdenza complementare è superiore al TFR lasciato in azienda.

foto da altroconsumo.it

  1. Il Fondo Pensione che sottoscrivi è garantito da vari attori del mercato come compagnie assicurative, banche, enti governativi come COVIP. Infatti negli anni non si è mai verificato che un fondo fallisse, mentre è successo molte volte che datori di lavoro disonesti o aziende fallissero e lasciassero senza TFR i propri lavoratori.

https://www.inps.it/it/it/dettaglio-scheda.schede-servizio-strumento.schede-servizi.50186.fondo-di-garanzia-del-tfr-e-dei-crediti-di-lavoro.html

  1. Un altro aspetto importante da considerare è la tassazione. Sul TFR che viene destinato alla previdenza complementare, l’aliquota sarà inferiore, oscillando tra il 9% e il 15% a seconda del numero di anni di contribuzione al fondo. 
  2. Questo è uno dei motivi per cui è conveniente aprire una posizione di previdenza complementare fin da giovani.
  3. Il Fondo Pensione è l’unico strumento finanziario che puoi aprire a nome di  tuo figlio appena nato ed usarlo come un salvadanaio.Infatti puoi iniziare a versarci sopra anche piccole o piccolissime somme come ad esempio i regali di compleanno o simili.
  4. Il Fondo Pensione aperto non deve essere dichiarato ai fini ISEE.

https://bit.ly/BLOGFONDOPENSIONEEISEE

Svantaggi se scegli il Fondo Pensione.

  1. Negli anni in cui i mercati finanziari hanno dei rendimenti negativi, il Fondo Pensione potrebbe avere un rendimento finanziario più basso della rivalutazione del TFR lasciato in azienda, ma come detto sopra nel lungo termine risulta sempre vincente.
  2. Non puoi liquidare completamente il Fondo Pensione fino a quando vai in pensione, ma con le anticipazioni puoi liquidare fino al 75% dell’importo del Fondo Pensione.

Vuoi tutte le informazioni sul Fondo Pensione condensate in pochi minuti?

Guarda il video qui sotto.

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LINK a vari siti che parlano del TFR

https://bit.ly/INPSTFRDIPENDENTIPUBBLICI

https://bit.ly/TFRCAMERADEIDEPUTATI

https://bit.ly/WIKIPEDIATFR

https://bit.ly/BLOGTFRGAZZETTAUFFICIALE

Concludendo ogni strumento di investimento hai i suoi pro e i suoi contro e va valutato a seconda degli obiettivi e delle necessità di ognuno.

Se sei arrivato fin qui, ti faccio i miei complimenti perché hai aumentato moltissimo la tua cultura finanziaria.

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Alfonso Selva
Consulente Finanziario 

Padre orgoglioso di due ragazzi. 

Compagno felice e atleta che non molla mai.

Cell.   338-3169801

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