ALGORAND: cos’è? Una nuova criptovaluta magica… o è come tutte le altre? Podcast Finanza Semplice EP. 201

algorand criptovaluta

Argomenti dell'articolo

Scoprilo con me e con un esperto come Marco Crotta

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Oggi parliamo di Algorand, una nuova criptovaluta, per capire se abbia delle peculiarità interessanti o se è simile alle molte altre che già conosciamo.

Approfondiamo la conoscenza di questa cripto con Marco Crotta, vero esperto in materia e collaboratore del Sole24ore.

Ti consiglio anche di seguirlo sul suo canale YouTube BlockChain Caffè, in cui parla, appunto di bitcoin e criptovalute in modo semplice ed estremamente accessibile anche a noi “ignoranti” in materia.

@BlockChainCaffe

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Alfonso Selva:

Ciao Marco e grazie per aver trovato il tempo di tornare a chiacchierare con me. Marco è già stato mio graditissimo ospite il 22 Aprile del 2022, ma è stata dura riaverlo qui per via dei suoi moltissimi impegni.  

Ecco il link della sua precedente intervista

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Marco Crotta:

Ciao Alfonso, è un piacere essere tornato. 

Alfonso Selva: Allora, Marco, oggi vorrei parlare con te di Algorand, perché da quel che ho letto e sentito sembra si tratti di una sorta di “soluzione magica”. Io non ne sono poi così convinto, anche perché sono da sempre estimatore e sostenitore del bitcoin, quindi, mi spieghi cos’è Algorand? 

Marco Crotta: Comincio col dire che in questa chiacchierata siamo in tre, perché abbiamo il “convitato di pietra”, ossia Silvio Micali, il “papà” di Algorand.

Silvio è un bravissimo criptografo italiano, nonché vincitore del Premio Turing nel 2013, che è il Nobel dell’Informatica.

Stiamo parlando dell’inventore di un paradigma molto interessante, che è la “Zero Knowledge”.

In questo paradigma, dimostra come sia possibile dare la prova sicura della correttezza di una certa informazione senza fornire l’informazione stessa e trovo che sia un concetto estremamente interessante dal punto di vista della criptografia.

Quindi, quando devo parlare di perplessità in merito alla sua “creatura”, sono necessariamente in soggezione perché mi trovo a dover mettere in discussione l’operato di un luminare della materia.  

Alfonso Selva: Beh, Marco, a tua discolpa, possiamo dire che non sei l’unico a nutrire questi dubbi. 

Marco Crotta: No, questo è certo, ma ho voluto chiarire la mia posizione per sottolineare che quanto dirò oggi sono le mie personali perplessità, con la premessa che ognuno dovrebbe sviluppare una propria idea in merito. 

Alfonso Selva: Fatte le dovute premesse, che cos’è Algorand?

Marco Crotta: Algorand è una nuova blockchain che si è diffusa due o tre anni fa.

Nelle altre cripto, Micali aveva individuato delle criticità in termini di impatto energetico – ossia il costo in termini di energia della proof of work di bitcoin – e, di conseguenza, la velocità delle transazioni.

Attualmente, bitcoin ha un limite di 7 transazioni al secondo, che è obiettivamente molto poco, quindi sentiamo spesso dire che sarebbe necessario aumentare il numero di transazioni possibili al secondo.

Ecco, su questo punto sono un po’ scettico: non ne vedo la forte necessità.

Alfonso Selva: Ecco, per superare questo problema è stato già creato, infatti, il lighting network, che permette di “scalare”.

Ci tengo a precisare che abbiamo già parlato di lighting network, layer 1, layer 2 e argomenti simili in altre puntate del podcast, per chi se le fosse perse e volesse recuperarle. 

Qui sotto vari link per vedere o ascoltare puntate in video o in audio dove ne parlo

https://bit.ly/3vOmGtd

https://spoti.fi/2KdPpCI

https://spoti.fi/3n9rq4X

https://apple.co/2XIbRXG

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Marco Crotta: Micali programma la sua blockchain e si pone l’obiettivo di risolvere in un colpo solo tutti i problemi di cui abbiamo parlato per realizzare qualcosa di mai visto prima.

È riuscito nel suo intento?

Allora, quando parliamo di blockchain, dobbiamo tenerne ben presente il Trilemma di Buterin, che si compone di tre caratteristiche fondamentali: 

  1. La scalabilità, ossia quanto è veloce e quante transazioni riesce a fare al minuto;
  2. La decentralizzazione, cioè quanto può ampliarsi questa rete;
  3. La sicurezza.

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Il trilemma ci dice che è bene assicurarsi di poter garantire due di queste caratteristiche su tre, perché una terza verrà necessariamente meno: non si può pretendere il 100% da tutte e tre le caratteristiche.

Perché? Perché sono caratteristiche che risultano poco compatibili l’una con l’altra.

Facciamo un esempio con bitcoin: bitcoin decide di tralasciare la scalabilità per favorire una rete con copertura totale e assolutamente sicura. Preferendo la sicurezza e la decentralizzazione, si andrà a sacrificare la velocità nelle transazioni.

Quando parliamo di blockchain, ci riferiamo a quella che può essere considerata una branca del settore dei database che hanno preso piede nei primi anni Novanta, quando Internet ha cominciato a diffondersi. Replicando i primi database su più server collegati a Internet, ci si è resi conto che emergevano delle criticità.

Da qui, nasce il Teorema CAP, che afferma che un sistema informatico non possa fornire simultaneamente:

  1. Availability, ossia la garanzia che ogni richiesta possa ricevere una risposta su ciò che è riuscito e ciò che è fallito; 
  2. Copy-consistency, che prevede che tutti i nodi possano vedere gli stessi dati nello stesso momento; 
  3. Partitioning, che garantisce il funzionamento del sistema anche quando si verifichino malfunzionamenti. 

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Alfonso Selva: Potremmo assimilare il partitioning al concetto di “resilienza”, che ultimamente è molto usato. 

Marco Crotta: Proprio così. Ora, il Teorema CAP ci dice che, per avere due di questi elementi al 100%, devi sacrificarne un terzo. 

Alfonso Selva: Un esempio pratico può essere l’uso delle carte di credito, che sono abbastanza resilienti, ma sono accentratissime perché c’è un solo gestore per ogni carta di credito. Il sistema è resistente a eventuali attacchi, ma è un sistema completamente centralizzato. 

Marco Crotta: Esatto, gli esempi sono infiniti: basti pensare ai database che ci sono dietro ai social network che ormai tutti usiamo.

Ci tengo a sottolineare che il Teorema CAP è un teorema a tutti gli effetti, come quello di Pitagora.

La blockchain, essendo “figlia” dei database, nasce un po’ con questa sorta di sfortuna genetica del Trilemma: cambiano i concetti e le relazioni, ma di fatto è la stessa cosa.

Micali, invece, sostiene che tra il Trilemma di Buterin e il Teorema CAP non ci sia correlazione e da qui parte la mia prima perplessità: se un matematico fa un’affermazione tanto forte, c’è bisogno che la dimostri. 

Anche perché, se il Trilemma non si applica ad Algorand, non si applica nemmeno alle altre blockchain: dimostrare una simile affermazione, vuol dire un sostanziale miglioramento in tutto l’universo delle blockchain.

Che poi sarebbe il lavoro dello scienziato, quello di migliorare le condizioni del mondo, anche a costo di fare come l’atleta Sergej Bubka, che migliorava il record un centimetro alla volta. 

Quando si verificano certe situazioni, appunto un accademico che dichiara di aver avuto un’idea illuminante, si forma un gruppo di ricerca che dimostri intanto che tra il Teorema CAP e il Trilemma di Buterin non ci sia effettivamente una correlazione e già staremmo parlando di un risultato enorme.

Successivamente, dovrebbe andarsi a individuare il punto in cui c’è una frattura nel Trilemma e in che modo di possa trarre vantaggio da questa frattura. Ovviamente, se un Premio Turing afferma una cosa del genere, difficilmente si va a contestarlo con leggerezza. 

Alfonso Selva: D’altra parte, come tanti tuoi colleghi, l’hai studiata come quando sono nati i bitcoin proprio per verificare che non si trattasse di una fregatura. 

Marco Crotta: Certo, è stata una delle cose più interessanti: ho cominciato a studiarli proprio perché avevo la mia buona dose di scetticismo e, attraverso il metodo scientifico, io e molti altri siamo arrivati alla conclusione che, effettivamente, molte informazioni che avevamo ricevuto erano distorte e che bitcoin funziona e molto bene.

Allo stesso modo, quando è uscita Algorand, mi sono detto “Rifacciamolo!”.

In questo caso, andando a verificare i vari documenti, ho trovato delle cose di cui vale sicuramente la pena parlare: Algorand, secondo me, si basa su delle idee molto valide e molto interessanti su alcuni passaggi come i miner.

Come funzionano? Si tratta di una sorta di gara che i miner fanno tra loro per trovarne uno solo, che aggiunge un ulteriore blocco alla blockchain.

Ecco, per Algorand dobbiamo fare un’operazione molto simile, ma invece di farla con il miner, si fa con alcuni elementi di criptografia: bisogna immaginare una sorta di estrazione della lotteria: chi ha beccato il “biglietto vincente” in quel momento lo sa e lo usa facendo quell’operazione automatica che si chiama algorithmic social, che è un sistema molto intelligente. In molti video, quando Micali spiega Algorand, si pone come diretto antagonista di bitcoin perché sostiene che sia un sistema mal fatto e di essere in grado di migliorarlo.

Una delle maggiori critiche che muove a bitcoin è la (presunta) esagerazione sulla sicurezza: secondo Micali, è esagerato sostenere che il 51%, ossia più della metà, delle persone che lavorano su questa blockchain possa “barare”, quando sappiamo tutti che i furbetti della situazione si aggirano intorno al 20%.

Questo concetto del 20% di persone da cui bisogna difendersi ricorre frequentemente negli speech di Micali quando spiega Algorand. 

Alfonso Selva: Marco, perdonami, ma questo assunto è dimostrato?

Marco Crotta: No, stiamo parlando di una stima non dimostrata.

Ma perché il 51% è un valore che possiamo ritenere attendibile mentre su questo 20% ci poniamo delle domande?

Perché il nostro 51% in un processo in cui vince la maggioranza è il tuo valore di soglia, cioè, quando la metà e la maggioranza delle persone è da quella parte, tu sei da quella parte.

Quando, invece, decidi di abbassare questo livello di sicurezza a una tolleranza del 20%, lo abbassi arbitrariamente.

E questo è il primo punto che fa storcere il naso.

Soprattutto, perché abbassare il livello di sicurezza di un sistema che va a gestire dei soldi, il bottino per definizione?

La scelta è stata, appunto, di abbassare la soglia di sicurezza dal 51 al 20% e questa non è certo la scelta adatta per risolvere il Trilemma.

Per fare un esempio pratico, il Trilemma potremmo vederlo come una coperta corta: se tiri da una parte, ne lasci scoperta un’altra.

Abbassare la soglia di sicurezza al 20% non aggiunge un pezzo alla coperta, che così andrebbe a coprire tutto il letto, ma significa mettere la stessa coperta su un letto più piccolo.

Questo passaggio risulta molto importante perché permette di fare considerazioni importanti dal punto di vista della sicurezza.

Poi, va considerato che stiamo parlando di Matematica, quindi tra teoria e pratica c’è un margine, quindi è possibile che i problemi che ci poniamo preventivamente non si verificheranno mai e che questo 20% sia assolutamente sufficiente, questo è ancora tutto da vedere.

L’importante è essere coscienti di questo abbassamento importante dell’asticella della sicurezza. 

L’altra questione importante è il modo in cui si opera sul consenso: come sappiamo, grazie al consenso le blockchain garantiscono che tutti i nodi siano sincronizzati nella stessa maniera.

Questo è un problema davvero molto complesso e proof of work, in effetti, è riuscito a trovare una soluzione elegante per queste criticità.

Come? Quando il primo miner trova un blocco – ipotizzando che ce ne sia uno solo -, elabora una soluzione e la invia a tutti gli altri, in modo tale che possano controllarla e accettarla.

E questo è il procedimento di base, altri sistemi operano in modo molto più complesso perché parte l’input per il controllo, gli altri controllano e poi si vota tutti insieme per decidere quale sia la soluzione migliore. 

In questo modo, si crea un sistema di governance che sposta la complessità dal blocco alla difficoltà di mettersi d’accordo per fare fronte comune.

Questo tipo di soluzione genera per forza di cose uno scambio di messaggi, parte almeno una chiamata per capire come muoversi.

Algorand ne usa molte per verificare che tutti i nodi abbiano votato, cosa abbiano votato e prendere una decisione. Questi scambi richiedono tempo e traffico di rete per le comunicazioni ai vari nodi. Se voglio che la mia blockchain sia veloce, quindi faccia tanti blocchi velocemente, questi scambi devono essere rapidissimi per non rimanere indietro. 

Infatti, un altro assunto di Algorand è la necessità di una rete che garantisca un tempo ragionevole per le comunicazioni.

In questo modo, con un livello di sicurezza più basso e una rete pressoché esclusiva, il servizio diventa necessariamente appetibile.

Ma, a questo punto, bisogna ragionare su un’altra criticità: dire “la mia blockchain funziona solo su un certo tipo di strutture, che mi danno queste garanzie all’interno di altre comunità di utenti”, significa dichiarare di essersi costruiti una sorta di Disneyland personale, secondo me. 

A questo si aggiungono ulteriori fattori meno tecnici, come, ad esempio, un grande problema di centralizzazione della governance, che vediamo anche in altre blockchain, è che Algorand presenta una figura carismatica apicale che, di fatto, dirige i giochi.   

Alfonso Selva: Certo, la figura carismatica come anche la Fondazione, la Società, l’Ufficio Marketing. Penso che tutte, a parte bitcoin, abbiano questo tipo di situazione alle spalle. 

Marco Crotta: Esatto e viene da chiedersi, chi funziona meno?

Non c’è un ufficio studi, non c’è un capo, una fondazione. Con un sistema così verticistico e centralizzato, specialmente in questo settore, è fisiologico essere un po’ sospettosi. 

C’è da considerare anche un’altra questione importante: senza una fondazione o un capo, non c’è la possibilità di confronto.

Non è un caso che Algorand, come molte altre, strizzi l’occhio alle istituzioni e ai governi, lasciando intendere che, sì, Algorand è una blockchain pubblica, ma, se occorre, può diventare una blockchain privata.

È totalmente discrezionale, capisci?

Alfonso Selva: Infatti, Algorand è molto “spinta” da istituzioni finanziarie enormi.

Come si spiega questo fatto?

Perché in molti hanno scelto Algorand invece di Ethereum, Solana, Bitcoin o altri?  

Marco Crotta: Beh, questo possiamo definirlo come un successo da parte di Algorand, nel senso che quando ci si trova davanti un “pezzo grosso” come Silvio Micali è naturale che le istituzioni siano propense a stendere il proverbiale tappeto rosso; al contrario, con altre blockchain diventa più difficile avere un dialogo diretto.

Ci si trova davanti a quello che sarà un accordo commerciale stipulato in totale trasparenza, non c’è niente di pruriginoso in questo, ma, sotto alcuni aspetti, la situazione non sarà al 100% libera.

Questo fa un po’ storcere il naso e mette in allarme chi guarda a queste tecnologia non solo dal punto di vista dell’investimento, ma anche come impatto politico e sociale.

Ci si interroga su come possano essere un veicolo di cambiamento all’interno della società.

È sicuro che, in alcuni casi, questo si possa avere in maniera trasparente, in altri un po’ meno.

In definitiva, sono queste le nostre perplessità, ma anche le nostre curiosità. Se poi si guarda il grafico del prezzo, c’è stato un grande hype iniziale seguito da un repentino crollo. 

Se sia un buon investimento, lo lascio dire a te, io non mi avventuro in questo campo. 

Alfonso Selva: Allora, sul fronte dell’investimento, come dico sempre, per qualsiasi cosa, che sia bitcoin, che sia oro, come anche le azioni, è necessario informarsi, studiare, soprattutto quando si tratta di criptovalute, che sono una modalità di investimento molto recente e quasi sconosciute.

Quindi, se si sta valutando di dedicarvi solo una piccola parte del patrimonio, non bisogna pensare di diventare ricco in poco tempo, anche perché se ne sono viste di tutti i colori, a partire da Shiba Inu e altre, che poi si sono rivelate delle fregature.

Algorand diventerà il nuovo bitcoin?

Può darsi di sì, come può darsi di no, quindi, per quanto riguarda gli investimenti, io suggerisco di farsi consigliare da un esperto per gli aspetti tecnici e da uno specialista come me per investire al meglio diversificando il patrimonio. 

Marco Crotta: Poi, ti dico, io penso che si possano trarre dei profitti anche da cose che tecnologicamente sono dei barattoli di latta: a Berlino, il mercato ha delle sue dinamiche diverse da quello che può essere il mercato italiano.

L’importante è essere consapevoli che quello è un barattolo di latta.

La tecnologia stabile prevede dei livelli di competenze che devono essere messe a fattore comune, ma la parte meramente speculativa potrebbe funzionare lo stesso in base a come si muove il mercato. 

Alfonso Selva: Ma certo, come le meme stock che sono uscite un paio d’anni fa e le varie meme stock che ci sono state nel corso del tempo, dietro cui non c’è niente, per cui in pochissimi hanno guadagnato tantissimi, mentre in tantissimi hanno perso un sacco di soldi perché a livello di investimento non valevano niente, ma può succedere.  

Marco Crotta: Certo. Di Algorand possiamo dire sicuramente che si tratta di un progetto tecnologicamente molto strutturato, che presenta alcune parti molto interessanti e altre parti un po’ meno interessanti.

Di certo non possiamo mettere in dubbio la serietà di quello che viene fatto e di ciò che c’è dietro che, per me, sono un po’ dei capisaldi.

C’è da dire che intorno a questo progetto c’è molto marketing ed è una cosa che di solito non mi piace perché, per darsi lustro, si sono dette delle “inesattezze”, chiamiamole così, riguardo a bitcoin.

Quindi, ci sono degli aspetti un po’ stridenti, ma voglio sottolineare che, in mezzo alle altre, Algorand è solo un altro player che magari emergerà nel tempo.

Bitcoin vanta un anticipo di quattordici anni sulle altre, quindi vedremo nel tempo cosa succederà. 

Alfonso Selva: Per tirare un po’ le somme, da non esperto, Algorand è un’altra criptovaluta, che ha i suoi aspetti positivi, ma che solleva anche delle perplessità su come è stata costruita.

Può darsi che, in futuro, emergeranno delle criticità, come è successo per altre criptovalute, ma staremo a vedere.

Ci tenevo molto a fare questa chiacchierata con te per capire se tutto l’hype intorno ad Algorand fosse giustificato da una sorta di magia che risolve tutti i problemi delle altre cripto, se ci troviamo davanti a una cripto magica, ma che, abbiamo visto, così magica non è. 

Marco Crotta: Mah, tutte le cripto – tranne bitcoin – sono magiche per qualche motivo, vuoi per la velocità, vuoi perché sono leggere o magicamente profittevoli, ma va bene così, in fondo stiamo parlando di tecnologia. 

Alfonso Selva: Marco, grazie ancora per aver accettato di tornare a chiacchierare con me, soprattutto su un argomento complessissimo come questo, e grazie a chiunque sia arrivato a leggere fin qui.

Non dimenticate di visitare il canale YouTube di Marco Crotta, BlockChain Caffè. 

@BlockChainCaffe

Marco Crotta: Grazie a te, Alfonso, per l’invito e a tutti i tuoi lettori.  

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Alfonso Selva
Consulente Finanziario 

Padre orgoglioso di due ragazzi. 

Compagno felice e atleta che non molla mai.

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