Carlo Alberto Carnevale Maffè prof. alla SDA Bocconi ti dice come investire i risparmi senza sbagliare. Podcast Finanza Semplice EP. 211

Carlo Alberto Carnevale Maffè prof.alla Bocconi ti dice come investire i risparmi senza sbagliare.

Argomenti dell'articolo

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Se vuoi puoi vedere il video dell’intervista sul mio canale YouTube Finanza Semplice qui sotto:

Se vuoi puoi ascoltare l’audio della puntata sul mio podcast Finanza Semplice qui sotto

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I BTP CONVENGONO? INVESTIRE IN CASE O IN FONDI?

Ma è conveniente investire in BTP?

È conveniente acquistare una casa invece di investire in fondi?

È conveniente investire in Italia invece che nel resto del mondo?

A queste e altre domande ho fatto rispondere il professor Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore dell’Università Bocconi.

https://www.sdabocconi.it/it/faculty/carlo-alberto-carnevale-maffe

Il professor Maffè fa parte di moltissimi consigli d’amministrazione italiani, indiani, cinesi, americani, ha scritto moltissimi libri ed è inoltre stato coinvolto dal governo nella stesura di moltissimi programmi economici. Un personaggio di primo livello nell’ambito economico, italiano e non solo. 

Ho fatto al professore tutte le domande scomode: gli ho chiesto cosa ne pensa del PNRR e quali siano i suoi pensieri sull’India e sulla Cina, come si fa a investire a lungo termine e come non commettere errori.

Gli ho posto, insomma, delle domande importantissime per capire come investire al meglio i tuoi risparmi. 

Alfonso Selva:

Stasera con noi ci sarà un ospite eccezionale. L’ho inseguito per mesi e mi ha sorpreso dalla prima volta in cui l’ho visto. L’ho incontrato a un Road Show importante con la banca per cui lavoro. Quando l’ho avvicinato è stato tranquillissimo, l’unico problema è che si tratta di una persona impegnatissima e molto occupata.

Ti presento il professor Carlo Alberto Carnevale Maffè. Grazie e benvenuto! 

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Grazie Alfonso e grazie a tutti. Sono molto felice di essere qua a fare questa bella chiacchierata.

Alfonso Selva:

Carlo Alberto, io dirò le cose semplici e poi tu dirai quelle complicate. Ho conosciuto Carlo Alberto perché io ascolto e faccio i podcast, così come lui. Ti seguo da quando stavi a “Il Sole 24 Ore”. Poi sei stato a “Le belve” e ancora dopo sei passato al gruppo Repubblica, dove insieme a Oscar Giannino, Renato Cifarelli e Mario Seminerio dite le cose scomode. Dite sempre quello che pensate, senza mai avere peli sulla lingua. Alla fine, avete finito con il creare il vostro podcast, il “Don Chisciotte”. Lo seguo sempre con grande avidità e devo dire che imparo tantissimo.
Carlo Alberto è un professore dell’università Bocconi e ha un elenco sterminato di cariche in società italiane, indiane, americane e non solo; è presente nel Board e ha scritto due libri. Carlo Alberto, magari vuoi integrare tu qualcosa?

qui sotto link per il podcast ” Don chisciotte”

https://donchisciottepodcast.it/

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Solo che faccio tre mestieri. Il primo ovviamente è quello in università, in Bocconi e anche in tante altre business school and management in giro per il mondo, dove faccio ricerca e docenza. Faccio il governance, ovvero l’amministratore, tendenzialmente indipendente, ma non sempre. In certi casi sono presidente e quindi ho un ruolo esecutivo in grandi realtà soprattutto del settore della tecnologia, della finanza, delle banche, dei fondi di investimento, dei venture capital e delle aziende industriali. Il terzo mestiere è quello che hai detto tu: il commentatore editorialista, l’analista pubblico su Mediaset, su Sky, sulla Rai e, infine, sui podcast, il nostro piccolo territorio di commento critico, dove siamo liberi di dire quello che vogliamo e non dobbiamo rimanere nei canoni. Questi tre mestieri sono fatti di giorno e di notte, di sabato e di domenica. Cerco di partecipare, insomma, al dibattito economico corrente sia dal lato della ricerca sia da quello della divulgazione.

Alfonso Selva:

Ecco perché non ti trovo mai libero. Ti ho dovuto chiamare un sabato mattina alle 8:30 chiedendomi: “Lo troverò libero? Mi risponderà?”. Per fortuna mi hai risposto e mi hai dato subito appuntamento. Visto che io sono solo un povero consulente finanziario e che mi trovo di fronte a un professore della Bocconi, la prima cosa che mi viene da chiederti, quasi un obbligo, è un commento riguardante il momento economico e finanziario che stiamo vivendo.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Il commento sulla situazione italiana, europea e mondiale è necessariamente diverso in base alle varie situazioni. L’Italia è l’Italia di sempre, con un grave problema di finanza pubblica e con un’economia privata che si è dimostrata più resiliente, più dinamica e più diversificata delle previsioni di molti detrattori. Abbiamo un’economia privata che va discretamente bene, specialmente nella sua parte di export e, anzi, abbiamo un export straordinariamente vivace. Molto meno bene, invece, il consumo interno per via dei salari reali e dell’inflazione che sta mordendo. Non andiamo nemmeno bene sul tema della finanza pubblica. Abbiamo contratto un enorme debito durante il Covid ed è stato speso male. Continuiamo a fare la stessa cosa, anche sul PNRR. Stiamo spendendo soldi non in maniera efficiente e questo riporta al vero problema dell’Italia: abbiamo un’economia complessa, non brillantissima ma efficace, a cui si aggiunge una situazione pubblica che nonostante i cambi di governo non riesce proprio ad arrivare al bandolo della matassa. Siamo a rischio? Certo che siamo a rischio, anche perché lo scenario europeo e mondiale è uno scenario di inflazione tutt’altro che temporanea, nonostante quello che sostenevano le banche centrali che, dal mio punto di vista, hanno barato. Le banche centrali non solo hanno negato l’evidenza di un’inflazione che invece ha eroso patrimoni e redditi, ma l’hanno anche foraggiata con 10 anni di finanza facile. Quando si tengono per 12 anni i tassi a zero poi non ci si può stupire se, a causa di uno shock, arriva l’inflazione. Ed è quello che è successo.
Il mondo alla fine in qualche modo galleggia. Certo. abbiamo qualche conflitto geopolitico preoccupante e ovviamente la criminale invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa è il più importante, ma il mondo continua a crescere. Magari non con le stesse dinamiche e modalità di prima, ma continua a crescere. Ad esempio, la Cina ha rappresentato la grande opportunità di questi vent’anni, ma oggi si trova più dal lato delle minacce che da quello delle opportunità; l’India sta crescendo molto bene. Il mondo continua a crescere e ci sono prospettive perché continui a farlo.

La grande sfida della sostenibilità ambientale è una sfida globale e noi dobbiamo ancora capire come la affronteremo, ma il mondo ci riserva di continuo sorprese interessantissime. Non è vero che ci si trova in un momento di recessione globale. Non è vero che dobbiamo pensare a un futuro nero.


Alfonso Selva:

Il mondo non si è mai fermato, neanche durante le guerre. 

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Beh durante le guerre rallenta, però poi riprende più rapidamente. Lo abbiamo visto nel caso del Covid. Le guerre sono in realtà un po’ la scusa per riallocare investimenti fissi e fare passaggi di ridistribuzione dei patrimoni. Di sicuro questa guerra ci costringerà a cambiare le politiche della Difesa, così come quelle infrastrutturali dell’energia e anche quelle dei trasporti. Questa guerra che ha riportato il conflitto nel cuore dell’Europa e avrà impatti infrastrutturali molto importanti. Non è che abbiamo bisogno delle guerre per fare queste cose, purtroppo la verità è che con le guerre acceleriamo questi percorsi.

Alfonso Selva:

Quindi posso dire ai clienti di stare tranquilli che il mondo non si ferma e che i loro investimenti non andranno tutti a ramengo? Oppure non appena ci sono delle catastrofi domani la borsa crollerà. il mondo si fermerà, tutti perderanno tutto? Lo sai, ogni tanto i clienti che leggono  questi strilli di giornali scritti per vendere e si spaventano.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Dovrebbero domandarsi perché i giornalisti scrivono queste cose. Sono fake news. E con questo non voglio dire che non ci sia volatilità, ma la volatilità è la quintessenza della finanza. Se tutto fosse stabile nel tempo non avremmo bisogno della finanza. La finanza è proprio la capacità di leggere la volatilità e di uscire da alcuni asset class, da alcuni settori e di entrare in altri. Se così non fosse saremmo ancora all’età della pietra. E non è così. Gli uomini hanno, giustamente, interpretazioni diverse sul futuro. E chi ha paura perde sempre. 


Alfonso Selva:

Infatti, varie indagini negli anni notano che i risparmiatori con la paura sono usciti dai mercati e sono quelli che hanno permanentemente perso, sempre.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Quelli con la paura più alta sono quelli che si comprano l’oro e che pensano di essersi messi al sicuro.

L’oro non dà alcun rendimento.

L’oro è un bene convenzionalmente utilizzato dalle banche centrali come riserva, ma è solo un pezzo di metallo. Non vi deve riguardare l’idea di investire in oro. È una cosa che riguarda mercati molto specialistici o appunto le banche centrali.

Quando arrivano i grandi conflitti queste strutture sequestrano l’oro come riserva. L’oro ha una volatilità molto elevata, non è un bene rifugio e l’idea stessa di bene rifugio va cambiata.

Questo perché l’unico bene rifugio vero si chiama “economia reale”.

I vostri soldi stanno bene solo nel tempo e nello spazio di un’economia globale che continua a crescere a tassi che vanno dai 2,8 al 3,5%. Ovviamente, fatte salve catastrofi come il Covid che capitano ogni 50 anni o ogni 100 anni. Dopodiché passano e quando passano chi ha avuto paura e continua avere paura perde e continua a perdere, mentre chi ha una razionale, lucida e pacata visione di come funziona l’economia sa che i capitali si spostano.

Se vi avessi detto tre anni fa che l’intelligenza artificiale meritava miliardi di euro di capitale mi avreste dato del matto. E allora come la mettiamo?

Se vi avessi detto dieci anni fa che l’economia spaziale sarebbe stata una delle aree più interessanti e voi mi aveste risposto “Sì sì mi ricordo di Armstrong di Apollo 11 e 13”, avreste sbagliato voi.

Se vi avessi detto tre anni fa che la farmaceutica basata sull’ RNA messaggero sarebbe stata il futuro della ricerca scientifica voi avreste potuto dirmi “Ma no, sono solo aree teoriche” e avreste sbagliato di nuovo, perché poi è arrivato il Covid e ci ha fatto capire che quella tecnologia era di straordinaria importanza.

E quindi cosa facciamo? Teniamo i soldi sotto il materasso? L’inflazione ve li eroderà anche lì. 

Alfonso Selva:

Adesso invece ti faccio una domanda che mi riguarda.

Da economista, da professore, da amministratore di società qual è secondo te il ruolo del consulente finanziario all’interno dell’economia italiana?

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Soprattutto nell’economia europea, e non parliamo di UK e USA perché lì le cose sono ancora più esasperate, l’errore che commettiamo è quello di attribuire al consulente finanziario il compito di occuparsi in tutto e per tutto del denaro.

È un concetto sbagliato perché il consulente finanziario si occupa delle persone.

È un grande interprete delle paure e delle attese, dei timori e delle speranze delle persone che segue. Solo dopo averle analizzate le traduce in scelte finanziarie.

Il grande capitale che vi viene affidato, cari amici consulenti finanziari, è il capitale della vita delle persone, soprattutto il loro futuro, quello personale, quello delle famiglie e delle imprese.

Voi questo siete: siete custodi del futuro delle persone. Custodi responsabili che devono fare un grandissimo lavoro.

Dovete capire e ascoltare, non vendere, non imporre e neanche, in un certo senso, proporre. Dovete tradurre il detto e il non detto. A volte dovrete ascoltare i silenzi più che ascoltare le parole.

È un profilo un po’ psicologico ed è una funzione professionale che ha bisogno di grande intelligenza emotiva, di grande empatia, di grande capacità di capire.

Perché non c’è nessun investimento che non nasca dall’empatia.

Quella del consulente finanziario non è una scienza esatta: è la capacità di leggere i bisogni delle persone.

Questo fa la differenza fra un bravo consulente finanziario e un automa.

Se fosse solo questione di gestire il denaro probabilmente potremmo cavarcela con un pezzo di software, un paio di ETF, qualche derivato e qualche certificato.

La sfida e il fascino di questo mestiere è comprendere, accompagnare, educare e affiancare le persone. 

https://www.organismocf.it/portal/web/portale-ocf/home

Alfonso Selva:

Grazie. Molte persone confondono il ruolo del consulente finanziario con quello del gestore degli investimenti.

Io glielo dico sempre: “Non sono io che compro e vendo in borsa. Non sono io che decido in quali mercati investire.

Io interpreto i tuoi bisogni e le tue esigenze e poi li traduco in strumenti che poi qualcun altro gestirà sui mercati”.

Anche perché io non ho né le capacità né il tempo per fare il gestore. 

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

È proprio un altro mestiere. Il medico di medicina generale non fa il farmacista. Il medico di medicina generale si occupa della salute della persona, poi c’è il farmacista o il farmacologo che fa molecole o interpreta o trova poi la medicina con la dose giusta. Il medico non fa il chimico. Lui si occupa di trovare la cura giusta per quella grande malattia che si chiama futuro. 

Il bello del medico del patrimonio di famiglia, ovvero il nostro consulente finanziario è che si occupa esattamente della nostra salute patrimoniale.

Alfonso Selva:

Ti faccio un’altra domanda che deriva direttamente da questa.

Puoi darci tu la ricetta di come fare per investire senza sbagliare?

A noi lo chiedono sempre.

Pensano che sappiamo tutto – e non è così – che abbiamo la palla di cristallo – e non l’abbiamo – però sicuramente ci sono dei metodi per investire cercando di fare meno errori possibili.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Sbagliare è ciò che insegna a investire sbagliando di meno.

L’investimento è un processo di apprendimento. È una scoperta. Si chiama Discovery, Economy Discovery, Price Discovery.

Vuol dire che la scoperta del valore non è un’equazione definita ex ante, è il risultato dell’interazione di mercato e quindi lo si può solo scoprire ex post.

Volendo, il fatto che non ci sia un allocatore centrale è anche il bello della democrazia finanziaria.

Significa che non esiste una scelta di investimento priva di errore perché quella, molto semplicemente, sarebbe anche priva di rendimento.

Dunque, non sarebbe investimento perché una scelta che non rende non è una scelta di investimento.

Per investire e, di conseguenza, puntare al rendimento è necessario accettare una dose di rischio e per definizione il rischio non è mai a zero.

Questo non vuol dire sbagliare, ma accettare una quantità di rischio. Poi dipende dalle prospettive.

Tipicamente io dico che esistono solo due grandi dimensioni per sbagliare poco: avere tempo e avere spazio.

Più avete tempo meno sbagliate. Se il problema è guadagnare domani mattina, una volta su due perdete.

Se il problema è guadagnare in 10 anni, il 100% delle volte guadagnate di sicuro. 

Alfonso Selva:

Il lungo termine. 

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Una cosa che dico sempre è che un modo sicuro per guadagnare è avere pazienza.

L’altro elemento è: vuoi un modo sicuro per guadagnare?

Non sei cittadino del tuo cortile. Il mondo va sempre avanti, ma non ogni singola parte del mondo e non necessariamente l’Italia.

Domandatevi quanta parte del vostro patrimonio sia legata a una piccola macchia geografica sul grande globo terrestre.

Domandatevi quanto spazio occupa il vostro investimento, chiedetevi se lo avete concentrato e avete messo quasi tutte le vostre uova in un piccolo paniere.

Se la risposta è sì, allora poi non vi lamentate se passa l’elefante a schiacciare il paniere. Ovviamente può succedere.

Mettete le uova in tanti panieri.

Alfonso Selva:

Quindi diversificare.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Con quello non si sbaglia mai.

O meglio, la combinazione di questi due fattori non fa sbagliare.

Una diversificazione sufficientemente ampia e un lungo termine sono la garanzia matematica e storica di avere un rendimento nel tempo. 

Alfonso Selva:

Che meraviglia. Un professore che mi dà l’avallo su quello che diciamo noi consulenti finanziari: “Abbiate tempo, lungo termine, diversifichiamo, con calma, senza farsi prendere dal panico nei momenti in cui le borse scendono”.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

No anzi, bisogna comprare quando le borse scendono. I pavidi vendono, i coraggiosi comprano.

Alfonso Selva:

Sai quanti insulti ho preso nella mia vita nei momenti in cui le borse erano giù e dicevo ai miei clienti:
“Dammi altri soldi che li investiamo”
“No, ma che sei pazzo, in questo momento? Lasciami perdere! Vai via, vai via, non ti voglio vedere!”.

Poi invece quando al contrario le borse erano ai massimi mi dicevano:
“Vendiamo no? Va tanto bene”“Lasciali stare dove sono! Perché vuoi vendere una cosa che sta guadagnando?”
Spesso vogliono fare il contrario di quello che si dovrebbe fare. È una battaglia per noi consulenti.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

In effetti non dovresti lasciare i tuoi clienti con la responsabilità di decidere quando vendere e quando comprare.

Non è il mestiere del cliente, ma nemmeno quello del consulente.

Il consulente deve decidere in che orizzonte collocarsi e dopodiché ovviamente tocca ai trader decidere quando comprare e quando vendere.

Semmai dobbiamo decidere con i clienti la riallocazione del portafoglio

Alfonso Selva:

Esatto. Torniamo al mostro che hai evocato prima: l’inflazione. Vuoi spiegare con parole semplici l’inflazione?

Dalle ultime indagini che hanno fatto, la metà degli italiani (o forse anche di più) non percepisce il pericolo dell’inflazione, cioè non capisce perché l’inflazione è devastante per i loro soldi. Spiegalo un attimo tu.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

L’inflazione è, in parole povere, il prezzo della moneta.

Noi teniamo i soldi sul conto corrente o sotto il materasso e con l’inflazione ciò che compriamo con quei soldi diminuisce significativamente.

Un 10% d’inflazione significa che una banconota da 100 euro vale sempre 100 euro, ma compra solo per 90.

Chi ha paura e, per esempio, tiene i soldi sul conto corrente o sotto il materasso oppure nel mattone, si becca tutta l’inflazione del caso.

In assenza di un meccanismo che produca un valore superiore all’inflazione, per le mani si ha solo un cerino che si sta spegnendo. Non bisogna mai dimenticare che l’inflazione deriva sempre da un eccesso di moneta rispetto al valore. L’inflazione è appunto il rapporto fra il valore nominale e il valore reale di questi due elementi.
La crisi energetica che abbiamo avuto ha spinto tutti a comprare gas e petrolio (che non è che mancasse) per paura della guerra.

Il problema era forse una carenza d’offerta? No, era un ricatto da parte di Vladimir Putin, con in più un eccesso di reazione da parte dell’Europa e del mondo che ha avuto paura.

L’inflazione è il prezzo della paura, ma l’inflazione di lungo termine è il prezzo da pagare per un eccesso di moneta.

Se si stampa troppa moneta rispetto al valore che si crea, allora la moneta, a parità di valore nominale, compra di meno.

È quello che hanno fatto le banche centrali in questi dieci anni: hanno stampato moneta come se non ci fosse un domani. La Banca Centrale Europea ha comprato 8.800 miliardi di asset (un valore pari all’83% del PIL europeo) e mettere sul mercato questa enorme massa di moneta, con un tasso pari a zero, equivale a buttare kerosene su un pagliaio. Basta accendere un fiammifero, nel nostro caso ci ha pensato Vladimir Putin, e si scatena quell’inflazione che distrugge il potere di acquisto dei nostri soldi, dei nostri salari e del nostro conto in banca.


L’inflazione è, però, anche la più grande opportunità per ricollocare i nostri soldi, dal momento che ci sono alcuni settori e alcune asset class che con l’inflazione ci guadagnano, a differenza di altre che con l’inflazione vengono devastate.

Quando arriva l’inflazione il peggiore atto che si può compiere è restare fermi.

Questo perché l’inflazione sposta i valori relativi e, stando fermi, si ricevono sicuramente tutti gli aspetti negativi. Bisogna sapere dove spostarsi, ma è a questo che servono i consulenti finanziari: a guidarci nei momenti di difficoltà.

Quando le cose vanno bene possiamo trovarci a cena e chiacchierare di calcio, ma i consulenti finanziari servono quando si balla sul mare e non quando c’è calma piatta.

L’inflazione è un mare mosso. In certi casi il mare a muoverlo sono le banche centrali, perché sono loro ad averne bisogno, visto che l’inflazione serve a ridurre il valore reale dei debiti accumulati. Siccome il debito pubblico contratto in questi ultimi anni col Covid è stato colossale, accettare un po’ più di inflazione è stato il modo per ridurre il valore di questo debito. È un po’ come se fosse una politica fiscale. È l’equivalente del farci pagare una patrimoniale.

Alfonso Selva:

Anche perché l’alternativa sarebbe stata aumentare le tasse.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Esatto, ma allora tutti avrebbero protestato contro l’aumento delle tasse.

E per non farlo l’unica alternativa resta l’inflazione. Il problema è che le tasse le pagano più o meno tutti, l’inflazione la paga soltanto chi ha paura.

Dall’inflazione ci si può proteggere, dalle tasse no.

Lo dice anche il proverbio: “Al mondo di sicuro ci sono solo la morte e le tasse”.

L’inflazione si può combattere per mille ragioni.

Per iniziare, l’inflazione non è uguale tutto il mondo, ad esempio in Giappone l’inflazione non arriva al 3%. L’inflazione in Europa è molto diversa da quella statunitense. Considerando lo scorso anno, abbiamo un’inflazione molto alta sull’energia, ma quella sui servizi l’anno scorso era solo al 4%.

Bisogna capire l’inflazione per evitare di beccarsela sul muso. Capire e studiare l’inflazione dopo 15 anni in cui non se ne è parlato è difficile.

Ce ne siamo praticamente dimenticati. Forse chi non è esattamente più un ventenne si ricorda quella degli anni ’80 e ’90, ma, ad esempio, i miei studenti non l’hanno vissuta e l’hanno studiata solo sui libri.

Gran parte dei tuoi clienti, Alfonso, si ricorda dell’inflazione di 30 anni fa e reagisce a quella di oggi come se non fosse cambiato niente, ma si tratta di un colossale errore. Non sono neanche parenti alla lontana, sono mestieri completamente diversi.

La reazione tipica, il riflesso condizionato di dire compro l’oro, compro il mattone sono due errori clamorosi che magari non lo erano 30 anni fa, quando aveva senso comprare oro e comprare case.

La demografia era diversa così come il contesto internazionale, l’euro non c’era, le banche centrali non avevano lo stesso potere di oggi. 30 o 40 anni fa aveva senso comprare oro e acquistare mattoni, ma oggi non ha alcun senso. Eppure, si continua a reagire all’inflazione di oggi, con le logiche di 40 anni fa, facendoci del male da soli. 

Alfonso Selva:

Infatti l’altra domanda che ti volevo fare è questa: investire in fondi, in ETF, diversificare e simili o comprare case e immobili?

Secondo me è una follia. Ho letto in un articolo che ancora il 50-70% degli italiani pensa di comprare un immobile come investimento…

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

È una forma di circonvenzione di incapaci.

Esiste un pezzo di immobiliare europeo che cresce, ma stiamo parlando di casi particolari, come il centro di Milano, alcune parti di Parigi e di Berlino, ovviamente Portofino e la Riviera del Garda.

Alfonso Selva:

O Piazza di Spagna.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Ma stiamo parlando l’1% del mercato, ma sono beni di lusso, non immobili. È completamente un altro film.

Se mi comprate l’appartamentino nel condominio anni ‘60 ad Abbiategrasso è un’altra cosa.

Chiariamo le cose: gli immobili non sono un investimento, gli immobili sono un bene di consumo durevole come un’automobile, come un frigorifero o come un impianto. Gli immobili si comprano se c’è gente che vuole andarci ad abitare e pagare l’affitto o se ci dovete andare abitare voi. In quel caso non ho niente da eccepire.

Io non ho assolutamente obiezioni sull’acquisto della prima casa, anzi. Ma la prima casa è una cosa, la terza, la quarta, la quinta, la sesta un’altra.

A chi la affittate? Con una demografia che in questo paese fa quasi 300mila abitanti in meno all’anno, a chi affittate la vostra casa?

Con una minaccia energetica, anzi ormai realtà di transizione energetica, che dice se la tua casa non è almeno in classe energetica D, sarà fuori legge nel giro di dieci anni.

Questo in Italia, in Francia è già fuorilegge oggi. In Francia dal primo gennaio 2023, le case di classe F e G (cioè le classi energetiche più inefficienti) sono già fuori legge: il governo ti impedisce di affittarle se non le ristrutturi. 

Alfonso Selva:

E in Italia il 75% del patrimonio immobiliare è al di fuori da questa rosa.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Esattamente. Quindi attenzione a dire che comprare casa è come comprare un’automobile. Se compri un diesel Euro 0 degli anni ’70 cosa pensi di fare?  Un conto è comprarsi una Tesla, un conto è comprarsi un 124 Diesel del ’75. Sono sempre automobili, ma hanno valori completamente diversi.

Parlare di mattone o immobili vuol dire non avere capito che non si tratta di asset class, ma di un’enorme famiglia in cui si trova di tutto: l’1% sono beni di lusso e il 99% sono deadweight, zavorra.

Vi invito a riflettere sul valore d’uso dell’immobile.

Essendo un bene strumentale l’immobile ha il valore che corrisponde al suo uso. Non ha nessun valore intrinseco. Un negozio vale se c’è qualcuno che paga l’affitto e vende dalla roba, altrimenti sono solo metri quadri di mattoni e cemento.

Un’automobile vale se qualcuno la usa per andarci in giro (ammesso di poterci andare in giro). Con gli immobili vale lo stesso discorso. Un immobile ha un valore d’uso e qualcuno vi paga per usarlo, ma se nessuno lo fa si finisce solo per pagare l’IMU, la Tari e le ristrutturazioni. Non ditemi che è un bene rifugio.

Le Corbusier direbbe che è una macchina per abitare e come tutte le macchine ha bisogno di manutenzione e di aggiornamento, anche se in certi casi potrebbe essere più utile buttarla giù e ricostruirla.

L’immobiliare è ormai un mercato per specialisti.

Il che non vuol dire che non sia un mercato interessante, ma richiede grandissime competenze ingegneristiche, architettoniche, urbanistiche, regolatorie e tecnologiche.

Non è un mestiere da risparmio familiare.

Se vi serve la casa compratela, fatevela bella grande, ristrutturate una casa vacanza, ma usatela. Non compratela per lasciarla a dei nipotini che magari non ci vorranno andare. Piuttosto lasciate loro dei bei fondi gestiti bene. 

Alfonso Selva:

Altra domanda che va di moda in questo momento: i BTP. BTP valore, BTP Futura, BTP Italia, BTP agganciati all’inflazione… Lo Stato italiano sta facendo un’operazione di marketing impressionante e fatta benissimo e ha così convinto tantissime persone che, secondo me, neanche sanno bene che cosa si intenda per BTP.

Mi hanno chiamato per chiedermi se io vendessi o avessi dei BTP. È scoppiata la mania del BTP.

Io posso dire la mia, ma tu, da economista e professore, cosa ne pensi?

Prenderesti 10000 o 5000 euro per comprare solo BTP? Secondo te è una cosa intelligente?

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Si compra debito bisogna guardare all’emittente, dal momento che è lui che vi darà indietro i soldi. L’emittente del BTP è la Repubblica Italiana e in particolare il governo italiano.

La Repubblica Italiana è a un passo dall’essere junk

Alfonso Selva:

Scusami, spiega per favore cosa significa essere junk, perché non molti sanno che se alcune agenzie degradassero il BTP al di sotto di un certo valore allora questo diventerebbe spazzatura.

Junk in inglese vuol dire proprio spazzatura. 


Carlo Alberto Carnevale Maffè:

È un fatto e non un giudizio personale.

Mentre alcuni stati europei come la Germania e la Francia, in parte anche l’Inghilterra, hanno un rating (cioè un giudizio che il mercato attribuisce alla solidità dell’emittente) tale per cui si ha la ragionevole certezza che ci sia la capacità fiscale di ripagare il debito; altri Stati, come l’Argentina, la Turchia e purtroppo anche la Grecia e l’Italia, non sono nella stessa situazione.

L’Italia però non fallisce, l’Italia è sempre lì che cammina sul crinale e, anzi, negli ultimi tre anni quel crinale si è avvicinato perché abbiamo emesso 3-400 miliardi di nuovo debito e stiamo crescendo.

Per ora lo stiamo facendo benino ma potremmo non riuscire a crescere abbastanza per ripagarcelo. Quindi, se comprate BTP, state comprando qualcuno che fa tanto marketing, perché purtroppo i BTP italiani non sono un prodotto esattamente sicurissimo.

Secondo voi i tedeschi fanno molto marketing per vendere le loro Bund?

Il fatto che il governo italiano si sia così dato da fare mi ricorda Mangiafuoco. Avete letto Pinocchio? Ecco basterebbe aver letto Pinocchio e aver presente il Gatto e la Volpe e Mangiafuoco. In sostanza si stanno prestando i soldi al governo della Repubblica Italiana. Guardate il Consiglio dei ministri e decidete in autonomia se prestare 3000 miliardi a queste persone. Guardate la loro competenza, la loro lungimiranza, la loro preparazione economica, la loro lucidità. Sto parlando in generale, lasciando magari da parte Mario Draghi.

La Repubblica Italiana vive della capacità di far pagare le tasse ai cittadini e tramite queste pagare il servizio del debito pubblico. Il fatto che il mondo chieda all’Italia un tasso di interesse che è 200 punti base sopra quello della Germania forse è utile per far capire che il rischio collegato all’acquisto di un BTP è molto diverso dal rischio collegato a un Bund della Repubblica Federale Tedesca.

Se il rendimento è così alto, probabilmente il rischio sottostante è correlato a quel rendimento. Comprare BTP è il mestiere di chi, se mai vorrete un profilo obbligazionario dei vostri risparmi, deciderà se vale la pena comprare un po’ di BTP, un po’ di Bonus spagnoli, un po’ di Bund tedeschi. Sarà responsabilità del trader decidere se è meglio comprare o se è meglio vendere.

Voi dovrete decidere se volete azioni o obbligazioni, a medio o a lungo termine, in Europa o nel mondo.

Comprare BTP direttamente dal governo italiano è una cosa che sconsiglio a chiunque.

Alfonso Selva:

Anche perché in questo modo non diversifichi e anzi vai contro una delle primarie leggi dell’investimento. 


Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Infatti così facendo metti anche tutte le tue uova in un paniere bucato.

Io amo il mio paese come penso ciascuno di noi, però c’è differenza fra amare il proprio paese e prestare migliaia di miliardi a qualcuno (e parlo del nostro governo che, insomma, non è esattamente popolato da competenze adeguate per affrontare questa Europa). Io faccio il tifo per il paese, non gioco allo sfascio.

Ripeto, però, che la decisione di vendere o comprare BTP ancora una volta richiede competenze e analisi così sofisticate che non sono normalmente disponibili alla famiglia.


Vi devo dire che l’acquisto diretto da parte di risparmiatori di Titoli di Stato, di qualsiasi paese, è sconsigliabile perché irrigidisce il loro portafoglio, li vincola a qualcosa che sarà anche liquido, ma il cui prezzo varia tantissimo.

Inoltre, se c’è una cosa chiara è che il prezzo delle obbligazioni della Repubblica Italiana è molto volatile. È comunque una cosa rischiosa nel caso in cui poi vi servissero soldi e voleste vendere i vostri titoli. Esiste il rischio di venderli a sconto. Compratevi piuttosto un ETF che, come sottostante, ha un paniere di titoli governativi europei, visto che non volete rischio di cambio, è una cosa un po’ più ragionevole.

Oppure prendetevi mezz’ora e fate una chiacchierata con vostro consulente finanziario, che mi sembra la soluzione migliore. 

Alfonso Selva:

Comprare solo BTP è come comprare le azioni delle varie società italiane.

Quando si dice “Compro l’Enel perché la conosco”, è lo stesso sbaglio. Adesso non stiamo qua a riparlarne ma è la stessa cosa.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Sì, però sbagliano di meno.

Sbagliano di meno perché l’Enel è molto meglio del governo italiano.

Investire direttamente in un’azione è una cultura che hanno molto gli americani, per esempio, ed è un peccato veniale. Parlo di peccato perché non è il vostro mestiere. Voi dovreste dormir di notte, godervi la vita e non potete stare lì a fare le analisi, a vedere i financial terms, anche perché le azioni di un’azienda come Enel, parlo di Enel perché l’hai citata, ma in generale di un’azienda quotata possono variare di tantissimo da un giorno all’altro e bisogna presidiarle ogni giorno.

È un mestiere difficilissimo. I miei studenti studiano vent’anni per fare quel mestiere, seguono venti aziende per tutta la vita e se voi pensate di battere il mercato solo perché “la conoscete”, allora è irrispettoso anche nei confronti di chi studia e lavora in questo campo.

È come dire: “Ah compro io quella molecola chimica perché conosco il farmacista”. Ma vi sembra rispettoso? Cioè quanti anni servono per studiare biologia, chimica, medicina?

Alfonso Selva:

Tutta la vita.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Perfetto. Quanti anni servono per capire il bilancio dell’Enel o quello di EDF o di Edison?

Tutti i giorni, tutta la vita. Se pensate veramente di essere così bravi vuol dire che avete scelto di essere degli analisti finanziari. Ma in quel caso, non sareste qui ad ascoltare questo podcast. 

Alfonso Selva:

Lo potrebbero fare loro da soli. Altra domandona.

Che differenza c’è fra investire e speculare?

Tantissimi investitori confondono queste due cose. Io investo per i miei clienti, non speculo, però prova tu a spiegare la differenza fra le due cose. In più, che cosa dovrebbero fare i risparmiatori e gli investitori italiani “normali”?

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Investire è la scelta del risparmiatore, speculare è il mestiere del trader.

La parola speculare per me non ha alcun valore negativo. È una normale attività di interpretazione del mercato. Compro e vendo sulla base di quello che mi aspetto. Se mi aspetto che l’energia nucleare o la fiera dell’idrogeno sarà in grado di dare grandi ritorni, allora investo nell’idrogeno. È speculare? Sì, perché sto facendo una scommessa.


Speculatore deriva dal latino speculum e significa guardare lontano. Lo speculatore interpreta i segnali e fa delle scelte, a volte vince e a volte perde. L’investitore delega il gestore, che fa di mestiere lo speculatore, sotto la guida del suo consulente, dandogli orizzonti, spazi e bilanciamenti, ma certamente non è chiamato a “speculare”.

Compriamo, vendiamo, entriamo, usciamo sono domande che non dovreste farvi ma invece dovreste porvi delle questioni su patrimoni, profili, bilanciamenti, portafogli e durata dell’investimento.

Quindi il risparmiatore deve investire, mentre il trader, il gestore deve “comprare” e “vendere”.

Alfonso Selva:

Quindi il trading online non è adatto al singolo risparmiatore-investitore normale. Quelli che pensano che facendo il trading online possano diventare ricchi sono degli illusi? Non so se sei d’accordo con me su questa cosa.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

È lo stesso principio di chi pensa di diventare ricco comprando i biglietti della lotteria, come scommettere su un numero della roulette.

Se lo fate senza cognizione di causa è inutile (e in questo caso la cognizione di causa è rappresentata da decenni di studi).

Il trading online e offline è il risultato di analisi. Non farle equivale a buttare una fiche sul tavolo verde. L’analisi si fa con anni di studi e con strumenti che, tra l’altro, oggi sono di una complessità affascinante: intelligenza artificiale, big data, analytics.

Ma veramente voi potete pensare di fare qualcosa del genere?

Il problema non è il trading online, né l’online né il trading, il problema è l’analisi, il criterio secondo il quale si decide di comprare o vendere. Quel criterio è l’equivalente di aver studiato chimica farmaceutica o fare gli intrugli di Maga Magò.

Alfonso Selva:

Ora che siamo quasi arrivati alla fine ti faccio un altro paio di domande su due cose importantissime di questo momento. Una riguarda il PNRR che hai citato prima. Ci sono miliardi che arrivano in Italia.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Forse, forse arrivano.

Alfonso Selva:

Giusto. Diciamo che dovrebbero arrivare in Italia dall’Europa, una parte a debito e una parte in regalo.  Non si capisce, però, bene come saranno spesi.

Che effetto avrà sull’economia italiana? Tu già hai detto qualcosa e non mi sembri proprio ottimista sul PNRR in Italia.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Prima hai citato i libri che scrivo. Mediamente una volta all’anno esce un libro a cui do un mio contributo. Due anni fa ho scritto un libro sul PNRR, quando nessuno sapeva cosa fosse. Era appena uscito il PNRR e noi siamo stati tra i primi a scrivere un libro sull’argomento. Posso dirti il titolo del libro, ma non perché andiate a comprarlo. Si chiama “La cruna e il cammello”, che è anche una metafora biblica. È più facile che un cammello passi per la cruna dell’ago piuttosto che l’Italia riesca a spendere positivamente quei soldi.

Non sono stato un facile profeta, ho semplicemente fatto il mio mestiere di analista. Avevo visto il PNRR e conosco questo paese. È stato semplice valutare che quei soldi non saremmo riusciti a spenderli perché la nostra pubblica amministrazione non è in grado di farlo. Oggi ce ne stiamo rendendo conto.

Il tema vero è che abbiamo preso troppi soldi e li abbiamo allocati su progetti troppo dispersi. Un conto è fare un progetto da 10 miliardi, lavorando ad esempio con l’idrogeno, un conto è fare 10.000 progetti da un milione. Sempre 10 miliardi spendiamo, ma se devo fare 10.000 progetti da un milione quanti anni mi ci vogliono? Quanti comuni, quante carte bollate, quanta burocrazia e, nonostante questo, noi abbiamo scelto di fare 10.000 progetti da un milione.

Secondo te dove andremo a finire? Potremmo anche fare i progetti sbagliati, ma un conto è fare la fiera dell’idrogeno. La facciamo e per 50 anni o 100 anni i nostri figli ne beneficeranno, un altro conto è fare le rotatorie, le piste ciclabili, sistemare il palasport…

Secondo voi così cambia il paese? Secondo voi le rotatorie cambiano il paese? Al posto di fare scelte infrastrutturali, tecnologiche, di transizione abbiamo scelto di finanziare il bonus facciate.

Ma dove vogliamo andare così?

Alfonso Selva:

Meno male che il 110% l’hanno bloccato alla fine.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Sta ancora facendo disastri, purtroppo. Cento miliardi spesi in maniera del tutto scellerata.

Anche perché hanno generato inflazione, perché ovviamente quando concentri dei bonus in un anno specifico stai drogando il mercato. Trovare un piastrellista oggi è come trovare una pepita d’oro I prezzi dei ponteggi sono più cari del restauro della Cappella Sistina.

Per forza di cose, perché buttando centinaia di miliardi su una capacità produttiva che è fissa, i prezzi esplodono.

Lo capisce anche uno studente di seconda liceo. Il nostro governo e i nostri ministri che hanno approvato il PNRR hanno operato secondo il concetto del gratuitamente. Impossibile. 110 miliardi di euro buttati via.

Ciò detto, il PNRR sarebbe potuto essere una grande opportunità per modernizzare il paese. Lo stiamo facendo? No.

Stiamo affidando quei soldi alle persone in grado di spenderli? Nemmeno.

Abbiamo le persone in grado di implementare le spese previste? No.

Non lo dico io, lo dice l’Italia, il resto lo dice la realtà.

Cosa secondo me avremmo dovuto fare ma io l’ho scritto in quel libro. Avrei voluto prendere quei miliardi e affidarli a due cose:
1) Crediti d’imposta, come abbiamo fatto per l’industria 4.0 e quindi pagare all’azienda metà degli impianti robotizzati di fronte a un investimento in quel campo. Per quanto riguarda il settore dell’energia: metà finanziamento per il finanziamento della fiera dell’idrogeno. Avrei messo dei soldi a condizione che li mettesse anche l’industria privata. È stato fatto per l’industria 4.0 e ha funzionato e aveva le possibilità per essere rifatto con successo. 

2) L’altro elemento è se proprio vuoi spenderli tu privato, devi spenderli in una public private partnership e cioè in società con governance pubblica, ma manager privato. In questo modo tale la politica decide gli obiettivi, ma poi i privati sono liberi di comprare, vendere, brigare, fare. Per fare presto, nel giro di tre anni, si fa così. Dovevamo rifare il codice degli appalti, fare le gare e le contro gare, i ricorsi al Tar ecc. Tempo di fare tutto, è scaduto il tempo e i soldi sono finiti. Lo sa anche un bambino, eppure hanno fatto così secondo te? Ovviamente no.

Hanno deciso che seguivano tutto questo enorme iter. Allora non stupiamoci di quello che era facilmente prevedibile fin dall’inizio.
Ciò detto, stiamo buttando via un’opportunità? Purtroppo, sì.

Possiamo fare meglio? Assolutamente sì. Dobbiamo fare meglio e dobbiamo riprendere in mano il filo della situazione e metterlo sui binari giusti. Se riusciremo a farlo è ancora da vedere.

Alfonso Selva:

Ultima domanda. Un po’ le hai citate prima: India o Cina?

L’India è più emergente della Cina?

La Cina sta facendo un gioco un po’ particolare. Secondo me, dopo averci fregato per vent’anni facendo finta di aderire alle nostre regole, approfittando della nostra benevolenza, mentre noi credevamo che loro si sarebbero conformati alle nostre regole commerciali e demografiche. Ci hanno sfruttato per arrivare sul mercato e lo hanno anche devastato, no?

L’India invece sembra un po’ il contraltare della Cina. Non so tu come la pensi riguardo il futuro di questi due grandissimi paesi.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Io sono amministratore di aziende italiane in Cina e in India e quindi posso dirti che credo profondamente che questi due grandi giganti asiatici saranno un pezzo importante del futuro dell’umanità.

È importante distinguere i governi dai popoli. Il popolo cinese è straordinario per tenacia, volontà, voglia di fare, intuizione, commercio. Il governo della Repubblica Popolare Cinese è un’altra cosa. Per vent’anni è stato accomodante e un po’ opportunista, anzi decisamente opportunista. Adesso sinceramente condivido la tua opinione: queste tentazioni imperiali unite all’idea di un nuovo imperialismo sono molto preoccupanti.

Bisogna comunque trovare un equilibrio, poiché non possiamo permetterci di perdere la Cina. Non possiamo continuare a essere ingenui, ma perdere la Cina sarebbe un delitto imperdonabile, anche perché ci sono 1 miliardo e 300 milioni di persone di straordinario valore.

Allo stesso tempo non dobbiamo venire a patti con un governo cinese che non rispetta i patti. Quindi o il governo cinese rispetta i patti in modo da restare grandi amici e continuare la collaborazione, oppure, mi spiace, caro governo cinese, gli spazi si rispettano.
L’India è un altro mondo.

Alfonso Selva:

Intanto è una democrazia. 

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

È una democrazia sicuramente, non che la Cina non lo possa essere.

Mi auguro che lo diventi e anzi il pezzo di Cina rappresentato da Taiwan è una splendida democrazia e questo fa capire quanto sia spettacolare il popolo cinese. Taiwan è uno dei posti più straordinari al mondo in termini di tecnologia e gestione della comunità. Purtroppo, se ne parla troppo poco perché diplomaticamente non è il caso di parlarne. È una piccola isola, ma dalla straordinaria imprenditorialità uno dei posti più interessanti al mondo, proprio come la Corea del Sud.

Anche in quel caso, prendi la Corea del Sud e quella del Nord, da una parte persi nel comunismo più becero e crudele, dall’altra uno straordinario popolo di ingegneri, di innovatori, di tecnologi.


L’India è un continente. Il Punjab è da una parte, New Delhi è lontanissima, Chennai ancora da un’altra estremità. Mumbai è un altro mondo. Si passa veramente passi dall’Everest alle Maldive. C’è veramente di tutto.

È un po’ come l’Italia, solo 50 volte più grande, anche come complessità.

L’India è un posto affascinante anche per gli straordinari contributi che ha già dato: gli amministratori delegati di due delle più grandi aziende al mondo, Microsoft e Google, sono indiani. Un gran pezzo dall’intelligenza artificiale è fatto da indiani, tantissima tecnologia informatica ha dentro le sue aziende degli indiani e noi non abbiamo paura di loro, perché gli indiani non fanno paura. Sono molto nazionalistici, amano il loro paese, però allo stesso tempo viaggiano per il mondo, studiano in Occidente, parlano l’inglese, un po’ nasale però ci si capisce. È un popolo fondamentalmente accogliente e aperto, ma la sua burocrazia è un incubo, quasi peggio della Cina.

Alfonso Selva:

Peggio di noi?

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Peggio di noi. Però hanno ancora un bel po’ di difetti: penso alle caste, che in Cina non ci sono, penso al ruolo delle donne, che in Cina danno un grandissimo contributo.

In India non hanno ancora liberato il grande potenziale dell’altra metà del cielo. Una parte delle tradizioni religiose sta opprimendo metà della popolazione indiana. Tra le caste e società civile l’India porta ancora zavorre pesanti, però, al contempo, ha università straordinarie e una cultura matematico-scientifica fantastica. L’India e ci aiuterà moltissimo in un mondo che non può che essere multipolare.

Nessuno vuole il dominio di una parte, ma deve essere un mondo che accetta le regole, i diritti dell’uomo, la libertà, la democrazia, l’inclusione sociale, il fairtrade, la sostenibilità ambientale.

L’India può, opportunisticamente, negoziare. E negoziare con gli indiani è un’impresa.

Te lo dico da amministratore di un’azienda indiana e da docente con tantissimi studenti indiani – io insegno in India (abbiamo una sede della Bocconi che sta a Mumbai) e per noi l’India è veramente uno dei partner più importanti. 

Dicevo che non è facile negoziare, perché sono abilissimi, sono molto intelligenti. È un paese assolutamente affascinante da studiare e capire. Io lo frequento veramente da un quarto di secolo e la complessità dell’India è infinita.
Se dovessi scegliere fra India e Cina sceglierei entrambe, perché tutte e due sono straordinarie risorse dell’umanità.

Poi, ripeto, non vorrei che il governo cinese oggi diventasse una minaccia, vorrei che tornasse a essere una straordinaria risorsa.

L’Europa, però, deve darsi una bella mossa perché, finché va in ordine sparso, non riuscirà mai a fare questo lavoro di grande contributo alla costruzione di un ordine mondiale basato sui valori fondamentali per l’Europa.

Non possiamo lasciare gli americani che hanno tanti pregi, ma anche qualche difettuccio, essere gli unici a gestire la difesa dei valori occidentali di libertà, democrazia, rispetto, inclusione. Non possiamo lasciare gli americani da soli.

Per farlo è necessario costruire un’Europa vera e federale. Niente nazionalismi, nessun sovranismo inutile, passione per la propria nazione tutta la vita ma come la si ha per la propria squadra di calcio. Abbiamo bisogno della Champions League, altrimenti facciamo il campionato di Promozione.

Vogliamo combattere in promozione o vogliamo giocare la Champions League? Questa è la domanda che dobbiamo farci.

Alfonso Selva:

Grazie. Dalle tue parole e dalle tue risposte emerge un grande ottimismo per il futuro, ma lo sapevo. Ti conosco tanto bene e spero che tutti i miei clienti (e anche i non clienti) traggano un’idea positiva di un futuro di crescita.

Un effort a investire, a stare tranquilli, a guardare al lungo termine, poiché l’economia mondiale non si è fermata e non si fermerà e a chi ha investito darà dei buoni risultati.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Fammi dire una cosa semplice. Io insegno a dei ragazzi di 20 anni, ma secondo te mi posso permettere il lusso del pessimismo?

Sarebbe un tradimento inaccettabile nei confronti dei miei figli putativi, perché sono figli vostri ma li mandate a scuola da me.

Secondo voi io insegno ai miei ragazzi la paura?

Insegno loro il timore e l’apocalisse o insegno il coraggio e la speranza?

La responsabilità, la tenacia sono queste le cose che devo insegnare.

Vi faccio la stessa domanda: che cosa insegnate ai vostri figli? La paura, la chiusura, il timore? Voi mettete e investite i vostri soldi in quello che insegnate ai vostri figli.


Alfonso Selva:

Carlo Alberto, grazie. Se volete cercarlo lo trovate. Basta digitare il suo nome. Lo trovate dappertutto. Mandate i figli in Bocconi da lui.

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Se passano gli esami.

Alfonso Selva:

Le mie voci di corridoio mi dicono che non sei proprio tanto tranquillo agli esami, sei un po’ cattivello. 

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Per il bene di tutti deve prevalere il merito.

Chi si impegna ed è bravo va avanti, chi pensa di venire a studiare come se fosse un diritto acquisito sta facendo un torto a se stesso e agli altri. Lo studio, come la vita, è impegno che richiede perseveranza e tenacia e merito.

Alfonso Selva:

Grazie veramente, Carlo Alberto. Complimenti.

Ti seguirò sempre sul tuo podcast e ricordo a tutti di seguire il podcast “Don Chisciotte” dove ci sono lui e i suoi due fidati compari. Sentirlo è interessante e divertente. Grazie ancora di aver partecipato.

https://donchisciottepodcast.it/

Carlo Alberto Carnevale Maffè:

Grazie a voi. Grazie, Alfonso. 

Alfonso Selva:

Se sei arrivato fin qui, ti faccio i miei complimenti perché hai aumentato moltissimo la tua cultura finanziaria.

Se vuoi una consulenza personalizzata vai su www.alfonsoselva.it e fissa un appuntamento con me.

Io sono Alfonso Selva, Consulente Finanziario autorizzato e iscritto all’albo OCF (Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei Consulenti Finanziari).
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Se vuoi puoi contattarmi a questi indirizzi e chiedermi una consulenza per stabilire un piano finanziario su misura per te.
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Alfonso Selva
Consulente Finanziario 

Padre orgoglioso di due ragazzi. 

Compagno felice e atleta che non molla mai.

Cell.   338-3169801


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