FINANZIAMENTI IMPRESE A FONDO PERDUTO: Come fare per avere finanziamenti GRATIS dall’Europa! EP. 86 podcast Finanza Semplice

FINANZIAMENTI FONDO PERDUTO

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A.S.: Ciao e benvenuto alla nuova puntata del podcast “Finanza Semplice”. Oggi parliamo alle aziende, agli imprenditori, ai liberi professionisti che vogliono mettere su una azienda, insomma a tutti quelli che vogliono imprendere. È una puntata interessantissima perché ho conosciuto questa persona fantastica, si chiama Massimiliano Mazzer. Il dottor Massimiliano Mazzer è un uomo di azienda da una vita, ha sempre lavorato come Manager, però la cosa che mi ha interessato e colpito tantissimo è stata che lui vi può aiutare. Perché vi può aiutare? Perché lui dal 2014 opera con la Commissione Europea, ed è uno dei pochissimi autorizzati in Europa a potervi aiutare a prendere soldi in Europa. Ciao Massimiliano, benvenuto!

M.M.: Ciao Alfonso e grazie della bellissima presentazione che mi hai fatto, anche un pochino troppo intensa, chissà che si aspettano. Però adesso cerchiamo di sgombrare il campo da alcuni luoghi comuni e raccontare un po’ in maniera semplice di che cosa stiamo parlando.

A.S.: Allora, se vuoi un attimo qualificarti meglio, che io ho dato delle qualifiche molto generiche, magari se racconti tu meglio qual è la tua specializzazione per cui ti ho invitato, dillo tu.

M.M.: Sì, certo, grazie mille. Come diceva Alfonso, io lavoro da molti anni in azienda, quindi mi sono sempre occupato della parte vendite, commerciale e sviluppo. Però dal 2014 mi ero già appassionato di temi che riguardano la Commissione Europea, e ad un certo punto la Commissione Europea era alla ricerca di persone che potessero un po’ promuovere il tema dei fondi europei. Siccome è un tema complicato, un tema di difficile metabolizzazione e di gestione da parte soprattutto delle piccole imprese, cercavano persone che avessero un buon network relazionale e che potessero, come dire, comprendere un pochino meglio tutti i temi relativi ai finanziamenti europei e poi poterli trasferire in maniera semplice e facile alle piccole e medie imprese europee. Questa è un po’ la sintesi.

A.S.: Tu lo sai che adesso ti farò un po’ di domande o di questioni da uomo della strada, nel senso che io ti riporterò tutto quello che io sento quando vado in giro e che anche tu magari sentirai. Il mio lavoro è fare il consulente finanziario, io non faccio il tuo lavoro, però mi capita di parlare con le imprese e dirgli “guarda che potresti magari chiedere oltre che un finanziamento in banca, anche dei finanziamenti di Finanza agevolata o Finanza dell’Europa” e tutti mi fanno “No, ma tanto non si prendono”, “Ma non esistono”, “Ma ci ho provato, e non ci siamo mai arrivati”, “Mi hanno chiesto un sacco di soldi per farli ma io non ci credo per niente”. Insomma tutte mi piacerebbe che tu affrontarsi queste domande, cose semplici per chiarire come possono fare e qual è il metodo migliore per arrivare a questo obiettivo.

M.M.: Ma guarda molto volentieri. Allora, hai dato un po’ di spunti, vediamo di tirarne fuori uno per uno così facciamo un po’ più di chiarezza. Cominciamo con dire le cose iniziali, perché altrimenti ci perdiamo un po’ in questo mega mondo dei fondi europei perché i soldi realmente son tanti, però questi soldi che sono così tanti sono anche classificati e divisi in tanti differenti modi per dare accesso a diverse imprese alla possibilità effettivamente di prenderli di questi soldi. Cominciamo col dividere il mare in due grandi oceani. Quelli che noi sentiamo ogni giorno al telegiornale, cioè Recovery Funds, Horizon 2020, tutti quei fondi strutturali che ogni sera sentiamo al telegiornale che riguardano anche – malauguratamente in questo periodo – il Covid, quelli sono i cosiddetti fondi indiretti cioè non diretti della Commissione Europea. Che vuol dire? Vuol dire che quei denari che la Commissione Europea ha già stanziato, li ha stanziati perché i paesi – quindi proprio i country, le organizzazioni nazionali di quei paesi – hanno presentato dei progetti di ristrutturazione, di riqualificazione del paese alla Commissione Europea e la commissione decide che effettivamente sono meritevoli di quei denari. Quei soldi lì arriveranno nel Paese che li richiede, attraverso degli intermediari. Questi intermediari sono intermediari istituzionali, quindi parliamo dei Ministeri, in Italia il Ministero della Ricostruzione, il Ministero delle Infrastrutture, il Ministero dell’università e via discorrendo. Ma non finisce qui, perché i vari ministeri poi a loro volta quei soldi li distribuiranno ulteriormente alle associazioni di categorie quindi Confcommercio, Confartigianato, Confagricoltura e chi più ne ha più ne metta. In questo grande ambito di denari che piano piano si sono polverizzati, effettivamente esistono delle organizzazioni e dei consulenti che cercano gli imprenditori e gli dicono “Guarda che stanno arrivando i soldi del MES”, “Guarda che stanno arrivando i soldi della Commissione Europea” – in realtà quindi sono andati alla fonte – “Quindi ti do una mano e ti aiuto a scrivere il progetto”, perché notoriamente partecipare a questi bandi così complicati della commissione europea effettivamente è difficile. Nella realtà dei fatti c’è una verità che effettivamente non è facile ottenere quei denari ma per motivi di tipo burocratico, nel senso che quei soldi poi alla fine arrivano al paese in questa modalità qui. Quindi è necessario affiliarsi o a delle associazioni di categoria oppure creare un consorzio e sviluppare un progetto estremamente consistente.

A.S.: Quindi i soldi ci sono però è complicato averli perché c’è una burocrazia in mezzo molto complicata, giusto?

M.M.: Esattamente. Il primo elemento di complessità è la burocrazia, il secondo elemento di complessità sono le progettualità, cioè: mentre un imprenditore normalmente conosce molto bene il suo business, ha anche un’idea innovativa e quindi autonomamente così come va in banca a chiedere un prestito per sviluppare, potrebbe rivolgersi alla Commissione Europea (e poi vedremo come può farlo) in questo caso, in questo tipo di Fondi non può farlo direttamente ma deve comunque trovare un consorzio di imprese, si deve affiliare ad un’organizzazione, deve andare a bussare alla porta di Filas, Sviluppo Lazio, Invitalia e ancora prima di andare a bussare a quella porta dovrebbe avere una conoscenza profonda di tutte quelle azioni di finanziamento che la Commissione Europea indirettamente ha messo a disposizione. 

A.S.: Hai usato una parola giusta. Una conoscenza profonda che in questo campo è un ossimoro. Trovare qualcuno che abbia una conoscenza profonda, vera e sappia fare questo lavoro non è facile. Giusto?

M.M.: Esattamente, ed è questo il secondo elemento di complessità, cioè la conoscenza proprio di tutti gli strumenti che mi permettono di ottenere quei fondi. Ecco, è lì che nascono o esistono quelle organizzazioni – lasciami dire – più o meno serie in alcuni casi, che comunque supportano e aiutano l’imprenditore a dipanare questa immensa matassa, che hanno studiato e hanno i contatti giusti in quei tipi di progetti con quei fondi e quindi mettono insieme un network, quindi una squadra di imprenditori per andarsi a prendere quei fondi. Il mio consiglio è: ovviamente ci sono tante organizzazioni serie e ci sono tante strutture e professionisti che effettivamente studiano ogni giorno questi fondi, però nessuno può garantire un risultato al 100% che è relativo ai finanziamenti europei. Quindi il mio consiglio agli imprenditori è: diffidate sempre quando vi si presentano organizzazioni o professionisti che vi promettono di ottenere determinati fondi della Commissione Europea perché in realtà il meccanismo è molto più articolato e non c’è una garanzia ma dipende ovviamente dai progetti.

A.S.: Massimiliano, mi ricordo un po’ come quei fuffa-consulenti finanziari che vanno in giro dai clienti e gli promettono un rendimento del 5-10% al mese e poi questi clienti dopo sei mesi, un anno, due anni, scoprono che si sono rubati tutti i loro soldi. Una cosa del genere, no?

M.M.: Guarda, in questo caso rubarsi i soldi dei finanziamenti è un po’ difficile ma certamente conosco imprenditori che hanno finanziato professionisti e organizzazioni per svariate migliaia di euro, a fronte di millantati progetti milionari e in realtà hanno soltanto pagato il consulente alla fine, che giustamente avrà fatto anche il suo lavoro legittimo ma certamente poi non hanno visto il risultato finale. Devo dire che qui però, e così comincio anche a entrare nel tema numero due, cioè l’altra categoria dei fondi europei, sarebbe opportuno che l’imprenditore avesse anche un minimo di conoscenza sua personale nel meccanismo dei fondi, perché altrimenti si incappa facilmente in queste problematiche. Però l’elemento effettivamente più importante per poter usufruire dei tanti e vari fondi della Commissione Europea, è avere una idea di impresa molto valida e soprattutto riuscire a codificare e raccontare e a scrivere la propria idea di impresa. Questo è un elemento assolutamente centrale e che difficilmente può essere demandato a chiunque e a qualunque professionista, perché è proprio l’idea dell’azienda, l’idea dell’imprenditore. 

Allora ho raccontato quindi la prima categoria dei fondi…

A.S.: E mettiamola da parte, quella di cui non ti occupi che è quella esiste che però è difficile arrivarci – non impossibile ma è difficile – perché burocraticamente ci sono molti passaggi e quindi ci sono molti intoppi. Non so le altre nazioni, io non le conosco, ma noi italiani siamo particolarmente complicati su questo, no?

M.M.: Sì, chiaro. Ovviamente più passaggi ci sono fra i fondi della Commissione Europea alla fonte, e poi l’istituzione finale che li eroga, è ovvio che poi si complica tutto perché poi ogni passaggio implica una parte documentale, una parte di rendicontazione, una parte di informazione, una parte di passaggio, è chiaro che è necessario a quel punto. È impossibile per l’imprenditore avere una conoscenza profonda di quello che poi devi fare perché il suo core business è un altro, il suo obiettivo è quello di fare azienda.

A.S.: Deve trovare un professionista serio, con un’azienda di consulenza seria, che ne abbia fatti tanti che ti dice “Non sicuro che passano, io ti do un range di possibilità a seconda di quello che tu mi presenti e vediamo se riusciamo ad arrivare ad avere questi finanziamenti indiretti. Quello di cui stiamo parlando fino ad adesso, giusto?

M.M.: Esattamente.

A.S.: Ok, mettiamoli da parte. Invece tu ti occupi di un’altra cosa.

M.M.: Allora, io mi occupo di quelli che invece sono i finanziamenti diretti della Commissione Europea, che già il nome fa ricordare qualcosa che è un pochino più facile, più semplice da ottenere.

A.S.: Lo sai, Massimiliano, che quasi nessuno sa dell’esistenza di questa possibilità? Ne sei consapevole?

M.M.: No, guarda, secondo me non è tanto il fatto di non saperlo che poi adesso che comincerò a raccontarveli e spiegarveli che probabilmente a molti verrà in mente: “Ah, ma quindi era quel finanziamento lì che ci posso fare questa cosa”, “Ah, quindi era quella struttura, quindi quando quella persona mi ha detto…” In realtà, proprio perché le strutture della Commissione Europea cercano di stare veramente con i piedi per terra e anche – lasciami dire – perché comunque il risultato della Commissione Europea è quella di distribuire i fondi e finanziare le imprese. Allora, alla fine del 2013 ci si è resi conto che tantissimi milioni di euro rimanevano inevasi, cioè in realtà le aziende non usufruivano dei fondi. Perché non usufruivano dei fondi? Proprio per questa complessità che ci siamo appena detti, perché fino a fino a quel momento non c’era una modalità di richiesta diretta da parte delle piccole e medie imprese europee ai fondi europei. 

A.S.: Perché, diciamo una cosa, se è una società enorme da sola riesce ad arrivarci direttamente alla Commissione Europea, no? Che so, un Enel, l’ex Fiat oggi Stellantis. Loro hanno gli uomini e i consulenti adeguati per riuscire ad arrivarci da soli. 

M.M.: Assolutamente.

A.S.: Noi non parliamo di queste realtà, parliamo delle nostre micro e medie imprese che da sole non hanno questa possibilità e che non riuscivano a capire come fare per arrivare a questi fondi diretti, giusto?

M.M.: Esattamente, esattamente. È così come hai detto te, infatti le grandi imprese hanno degli uffici di persone che studiano, approfondiscono, identificano quelli che sono i fondi. Le piccole imprese invece così erano tagliate fuori, allora la Commissione Europea ha fatto alcune azioni, più di una. La prima azione che ha fatto è stata costituire una agenzia che si occupasse – e si occupa tutt’oggi – esclusivamente di sviluppo e di fondi per le piccole e medie imprese. Questa agenzia si chiama EASME, quindi European Agency for Small Medium Enterprise, che si occupa delle piccole e medie imprese in Europa. Che cosa ha fatto, oltre istituire questa agenzia che è specializzata nelle necessità delle piccole e medie imprese quindi degli Imprenditori? Ha censito un elenco, una lista di professionisti nella quale ovviamente io sono inserito. Non sono tante le persone in Europa, una lista che ha tre o quattrocento nomi, e questi signori per conto della commissione europea come me hanno un paio di obiettivi principali, cioè far conoscere alle piccole e medie imprese l’esistenza di quelli che sono i fondi diretti ma soprattutto accompagnare le piccole e medie imprese meritevoli nel momento in cui vanno ad applicare, quindi a cercare questi fondi, e ad avere il risultato effettivo di ottenere questi fondi dalla Commissione Europea. Quindi qual è il meccanismo? Il ruolo che la Commissione ha affidato ad alcune persone nel 2014, consiste nell’informare e soprattutto supportare le piccole e medie imprese innovative (questa è una parola fondamentale: innovazione) nella ricerca e nell’acquisizione di fondi di sviluppo europei.

A.S.: Aspetta che ti blocco un attimo, per dire una cosa importante. Tu sei una di queste tre o quattrocento persone, per conto loro aiuti le imprese ma l’impresa che si rivolge a te, non ti deve pagare. È giusto? 


M.M.: Esattamente.

A.S.: Questa è una cosa che sembra impossibile ma è così. Cioè se io ho un’impresa, faccio innovazione, mi invento una cosa – che adesso tu dirai e spiegherai meglio di me – un prodotto, un servizio, una cosa innovativa, ti chiamo tu arrivi vai là, dici “Sì, potrebbe essere innovativa, vi aiuto a farlo”, tutto il tempo e l’energia che tu profondi per aiutarli ad arrivare a prendere questi soldi, l’impresa non ti deve dare nulla.

M.M.: Non mi deve dare nulla perché questa attività viene riconosciuta al consulente direttamente dalla Commissione.

A.S.: Sì, immagino che non lo fai a gratis, come si dice a Roma…

M.M.: Sì, spieghiamo un pochino più nel dettaglio come ci si arriva.

A.S.: Ok, però volevo dare questa notizia importante perché siccome nell’altra modalità, giustamente i consulenti si fanno pagare per l’attività e qualcuno prima, dopo o a soldi presi, tu no. Quindi spieghiamo perché, spieghiamolo bene.

M.M.: No, no, infatti. Questo fa parte anche del codice etico che le persone come me hanno firmato con la Commissione Europea. Quindi ci sono alcuni ingredienti però… cioè quello che stiamo dicendo adesso sembrerebbe veramente una cosa bellissima, una novità, lo è effettivamente, è anche il vaso di Pandora che si apre. Però attenzione, qui bisogna avere e analizzare molto nel dettaglio, le caratteristiche dell’imprenditore che richiede il denaro. 

A.S.: Perché non tutti li possono avere questi soldi in questa modalità.

M.M.: Perché sfortunatamente non tutte le idee di impresa sono eleggibili e quindi possono avere effettivamente i soldi dalla commissione europea. Una cosa che io dico spesso agli imprenditori, che mi presentano magari delle idee assolutamente geniali, fuori dagli schermi e anche innovative nel loro genere ma a volte nonostante tutto ciò non sono adatte per partecipare, quindi per richiedere ed ottenere i fondi dalla Commissione Europea. Altre idee che sembrano forse tra virgolette meno innovative e più basiche, invece è molto più facile che sono assolutamente adatte per essere finanziate dalla Commissione Europea.

A.S.: Anche perché, Massimiliano, ci saranno dei criteri per accettare queste proposte, per erogare questi soldi, come tutte le cose. Non è che saranno fatte così come viene, tipo quel giorno mi sveglio così “questo sì, questo no”. Ci saranno dei criteri che tu sai e quindi se rispettano quei criteri, potranno prendere questi soldi, no? Giusto?

M.M.: Esattamente. Ci sono dei criteri che sono codificati in maniera molto dettagliata nei vari portali e siti della Commissione Europea e in particolare della struttura della Commissione Europea, che si occupa di questo tipo di finanziamento. L’European Innovation Council, che è una organizzazione, un concilio fondamentalmente che qualifica l’innovazione delle imprese europee e quella organizzazione che detiene le regole per dare i finanziamenti alle piccole e medie imprese. Finanziamenti, ripeto e continuo a dire, diretti. Quindi partiamo nella definizione di alcuni elementi, così chiariamo meglio. Che vuol dire finanziamenti diretti? In due parole, vuol dire che l’impresa che deve essere un’impresa di capitale, quindi o una SRL o una SPA, non necessariamente costituita ma anche costituenda ma di capitali, può direttamente – senza passare attraverso nessun intermediario – andare sui vari canali della Commissione Europea e dell’EIC, cioè dell’Innovation Council, e presentare la propria idea all’interno di quel canale, di quel sito web, compilando un form e poter ambire a ricevere i denari della Commissione Europea. Quindi è un’azione che l’azienda fa direttamente nei confronti della Commissione Europea, non c’è nessun intermediario di mezzo, non c’è nessun’altra organizzazione di categoria, neanche altre strutture locali. 

Persone come me non entrano in gioco in quel momento e questa è la seconda criticità per l’imprenditore, questo che vuol dire? Che l’imprenditore deve avere una conoscenza profondissima della sua idea di impresa, deve essere in grado di poterla scrivere, deve essere in grado di poterla raccontare e questa è la seconda crescita. Quindi vedi, cominciamo a mettere un po’ di paletti, no? Di salti agli ostacoli. Ma l’ostacolo più grande ancora non è arrivato. L’ostacolo più grande – ed è sempre codificato all’interno di quelle norme – è il livello di innovazione dell’idea che io presento alla Commissione Europea.

A.S.: Mi immagino che tutti diranno che la loro idea è innovativa. “Ho un’idea fantastica, rivoluzionaria” poi la andiamo ad esaminare e a volte non è così. 

M.M.: Esatto, o meglio come ti dicevo prima, è innovativa magari nella modalità, è innovativa nell’utilizzo di una rete commerciale che non sia utilizzata in precedenza, è innovativa nel fatto che fondamentalmente nessuno aveva pensato a vendere quel prodotto in quel modo, ma in realtà quello che la Commissione Europea definisce come innovativo è la non-facile o la impossibilità di replicare quel progetto. Quindi, tendenzialmente, i limiti nel presentare un progetto alla Commissione Europea che possa essere finanziato, sono abbastanza alti. Qual è per eccellenza un’idea che è difficilmente da copiare? Un’idea difficilmente copiabile è ovviamente un brevetto, quindi è molto più facile accedere a quei fondi se ho un’idea di impresa che si porta appresso un brevetto, di qualcosa che ieri non esisteva e che grazie alla mia idea imprenditoriale da imprenditore oggi esiste e nessuno l’ha mai fatto, perciò l’ho registrato come un brevetto. 

Allora ci occupiamo soltanto di prodotti industriali? Ci occupiamo soltanto di prodotti di largo consumo? In realtà no, però è molto più facile se vogliamo creare qualcosa dal nulla se effettivamente ho un’idea innovativa, piuttosto che agire su qualche idea che già esiste. Vogliamo fare qualche esempio pratico?

A.S.: Esatto, era quello che ti stavo per chiedere. Mi fai due, tre, anche quattro esempi? Una piccola, media e grande impresa – che sicuramente se vuoi fare nomi bene, se non vuoi fare nomi perché non si può fare, non fare nomi – però per rendere l’idea e dare degli esempi di cosa si può finanziare con questi soldi.

M.M.: Assolutamente sì. Guarda ti faccio tre esempi, magari non diamo i nomi delle aziende anche se sono facili da identificare. Il primo esempio: piccola impresa nell’ambito agricolo, produttore di prodotti caseari, mozzarelle di bufala in questo caso.

A.S.: Buona, buona.

M.M.: Eh, buona sì. Guardate com’è differente se io imposto il ragionamento in questo modo: io sono un imprenditore di mozzarelle di bufala, ho un’idea rivoluzionaria della consegna della mozzarella di bufala. Tutti i miei competitors consegnano in cinque giorni, io consegno in un giorno. Quella mozzarella ti arriva fresca sulla tavola, nessuno l’ha mai fatto fino ad adesso perché utilizzo – invece del canale ferroviario – il canale gomma. Quindi ho i miei furgoni, mi sono organizzato, ho la mia struttura, sviluppo e mando la mozzarella in tutto il mondo. Questa idea finora non ce l’ha avuta nessuno.

È un’idea innovativa? Sì, assolutamente è un’idea innovativa. 

È finanziabile dalla Commissione Europea? No, non è finanziabile per il semplice motivo che io non sto applicando un’innovazione di prodotto, ma sto applicando un’innovazione nell’erogazione di un certo tipo di servizio, nel quale quell’imprenditore farà il suo business, farà tanti soldi in maniera autonoma perché l’idea è buona ma, ahimè, quel tipo di idea la può replicare chiunque in qualunque momento.

Guardate come cambia invece l’approccio: sempre l’imprenditore che produce mozzarella di bufala mi dice “Caro Massimiliano, io ho capito che il problema più grande che ho quando io produco la bufala e la vendo, è farla arrivare in tempo debito sulla tavola del mio utente, ed ho anche capito che se io faccio una modifica nei miei o nei frigoriferi di una terza parte che la porta poi su quella tavola, perché ho inventato o comunque ho pensato che esiste un termometro nuovo che può mantenere la temperatura costante, qualunque tipo di trasporto prenderà la mozzarella, perché ho inventato un packaging, una confezione che la mantiene sempre allo stesso livello, perché ho inventato un additivo nella confezione che invece non cambia le proprietà organolettiche, come si suol dire.” Quella è un’idea innovativa. È finanziabile? Sì, è finanziabile perché ho inventato qualcosa, o sto proponendo qualcosa estremamente difficile da replicare e fa parte proprio del core business, dell’evoluzione imprenditoriale di quell’imprenditore lì. Non so se son stato chiaro.

A.S.: Sì, sì. La differenza è netta, si capisce bene.

M.M.: Facciamo un altro esempio, invece, di un’azienda molto più grande ma nonostante tutto più grande in termini di mercato trattato, ma in realtà è sempre una azienda in startup. Mercato ferroviario in questo caso, quindi un grande mercato. Io non sapevo fino a che non mi sono occupato di questo mercato che esiste un mercato di binari ferroviari. Allora, come posso innovare un binario ferroviario, cioè una cosa che sta lì da centinaia di anni? Ed è vero, è difficilissimo mettere una innovazione su una cosa del genere. Pensate se quel binario che fino ad oggi è stato costruito in acciaio e cemento, domani viene costruito in carbonio e polimeri e quindi con un materiale differente, in più quel binario o quello che tiene i binari al centro divengono inseriti in una serie di sensori che possono darti una serie di informazioni sul veicolo e quindi sul treno che ci sta circolando sopra.

A.S.: Un binario intelligente.

M.M.: Un binario intelligente. Allora, come vedete quel brevetto esiste già. Nel senso, questa azienda che io ho seguito non ha inventato il brevetto del binario, il binario esisteva già. Quello che è stato fatto è un’innovazione così, in inglese si direbbe “disruptive” cioè così…

A.S.: Dirompente.

M.M.: Rivoluzionaria, dirompente, che effettivamente crea un nuovo mercato. Quello che la Commissione Europea si aspetta finanziando le imprese europee è creare nuovi mercati, creare nuovi sbocchi commerciali, creare occupazione e creare ovviamente attività.

A.S.: Mi hai fatto venire in mente l’asfalto intelligente. L’asfalto è vecchissimo però hanno inventato un asfalto drenante con sotto dei sensori, che si illumina e che produce energia elettrica quando ci passano. L’asfalto è vecchio ma fatto così è nuovo. Giusto?

M.M.: Esatto, esatto. Ora ti voglio dare, però, per finire un terzo esempio perché altrimenti i nostri amici e colleghi imprenditori cominciano a pensare “Vabbè, però qua abbiamo parlato del binario, chissà quanti soldi ci vorranno… quella è un’azienda grande” in realtà era una piccola startup di tre persone, però lasciamo perdere. Oppure abbiamo parlato della mozzarella di bufala “Vabbè ma io faccio altre cose” Voglio dire, io mi occupo di fare la struttura commerciale magari del medicale. Benissimo, allora non vi posso dare i dettagli però proprio in questi giorni sono venuto in contatto – ma non è la prima volta, insomma sono molti anni che fortunatamente ho contatto con imprenditori illuminati – con un signore che per tanti anni ha fatto l’imprenditore nell’ambito del medicale, nel senso lui era un imprenditore – è ancora un imprenditore – che si occupa di supporti medicali per più ospedali. Però, questo signore, si è messo a studiare per un paio di anni quello che la normativa italiana europea prevedeva nel trasporto di alcuni elementi medicali, in particolare delle medicine. Si è reso conto che, mentre la normativa chiedeva di trasportare le medicine in maniera sicura, non esistevano e non esistono strumenti che effettivamente potessero garantire questa sicurezza. Quindi nella sua officina ha inventato un piccolo prototipo di un oggetto, quindi in questo caso di un trasporto che può essere un veicolo, un carrello o qualunque cosa, che potesse trasportare queste medicine in maniera sicura. è venuto a contatto con alcune strutture universitarie che glielo hanno censito, è venuto in contatto con una piccola e media impresa che comunque gliel’ha prodotto, è venuto in contatto con alcuni ospedali e ha cominciato la sua piccola produzione. Questa settimana noi ci incontriamo con il network italiano di sviluppo europeo che si chiama European Enterprise Network perché l’istituzione di riferimento – che è il CNR – lo vuole conoscere perché molto probabilmente lo aiutiamo ad acquisire i fondi di finanziamento europeo per lo sviluppo e stiamo parlando non di migliaia di euro ma probabilmente di alcune centinaia/milioni di euro. Quindi come vedete, anche il piccolo imprenditore ha accesso al network e ha accesso direttamente ai fondi. Quello che è importante è l’idea effettivamente innovativa. 

A.S.: Bellissimo, con quest’ultima hai dato proprio la misura che chiunque ci stia ascoltando, che sia un piccolo imprenditore o un professionista che ha una sua idea particolare e la vuole realizzare, può arrivare anche da solo se la cosa è particolarmente innovativa e avere dei finanziamenti molto importanti. Giusto?

M.M.: Assolutamente sì, Alfonso.

A.S.: Senti, per concludere, dici esattamente chi invece no? Mi hai detto che ci sono delle categorie merceologiche o delle categorie lavorative o di produzione, che non sono assolutamente ammesse. Quali sono?

M.M: Ma sì, guarda, una per tutti ed è purtroppo anche un po’ la misunderstanding, cioè l’incomprensione che c’è più spesso. Il software non viene quasi mai finanziato, quindi la produzione di App, lo sviluppo di sistemi di controllo comunque tecnologici/informatici, tutta quella pletora di attività che c’è intorno, nonostante chiaramente possa rappresentare un’innovazione non indifferente, ma non è finanziabile. Non è finanziabile dai fondi diretti e spesso non è ormai più finanziabile neanche dai fondi indiretti. Sicuramente il software e le innovazioni di work flow, cioè di flusso di lavoro. Quelle innovazioni di flusso di lavoro, nonostante portino dei vantaggi innegabili all’imprenditore e soprattutto se l’imprenditore le applica all’interno della sua impresa o per imprese terze, però anche lì siamo nell’ambito della non registrabilità o brevettabilità di quel tipo di idea. 

Perché è replicabile.

A.S.: É facilmente replicabile, che un’altra persona si metta lì e la copi. 

M.M.: Ma io non voglio infatti urtare la sensibilità di nessuno poi quando facciamo questi ragionamenti. Io continuo a dire, caro imprenditore con la tua idea tu ti arricchirai comunque, farai denari perché è un’idea geniale. Non vi posso raccontare questa settimana che cosa ho sentito da un imprenditore, un’idea geniale secondo me, perché è in un ambito specifico che se vi racconto l’ambito comprendete anche qual è l’imprenditore. Però purtroppo non è finanziabile, perché comunque esco domani mattina sul mercato con quell’idea e avrò cento competitors che l’hanno copiata, quindi la commissione non finanzia naturalmente un’operazione che si volatilizzerebbe, sarebbe sprecata, poi l’imprenditore ci farà comunque i soldi. Questo è un po’ il limite perché poi spesso e volentieri quello che vedo io si divide spesso in due grandi categorie: un singolo o una piccola impresa effettivamente geniale che tendenzialmente ha un’idea di tipo tecnico molto innovativa, ma effettivamente non ha né le capacità imprenditoriali né le capacità economiche per svilupparla. Quelli sono normalmente i target più facili da portare a finanziamento. Oppure vedo imprenditori che hanno già un’idea molto strutturata, sono andati anche avanti, hanno già anche ottenuto altri finanziamenti, perché altro elemento: questi fondi non sono esclusivi, cioè l’imprenditore può concorrere ai fondi europei in varie modalità e può tenere più tranche di finanziamento. 

Così come non sono ad esclusione, cioè se io imprenditore ritengo che la mia idea comunque sia valida e perciò richiede un finanziamento, non acquisirò soltanto il finanziamento per lo sviluppo dell’idea di impresa, ma posso chiedere contemporaneamente anche i fondi per lo sviluppo commerciale, quello che si chiama Go To Market. Mi servirà un produttore, mi servirà una rete commerciale, mi servirà un’internazionalizzazione, mi servirà del marketing, tutte queste cose vengono finanziate. Di base l’idea deve essere forte e innovativa, e l’imprenditore deve saper scrivere.

A.S.: Bene, bene. Bellissimo, era quello che volevo trasmettere un po’ a tutti quelli che ascoltano il podcast. Senti, c’è qualcosa da aggiungere che non ti ho chiesto di importante o abbiamo detto tutto su questo?

M.M.: No, direi di importante abbiamo detto tutto, poi le casistiche sono infinite. 

A.S.: Quello immagino che potresti stare qua ore ed ore a parlare e citando quello, quell’altro, quello sì e quello no. Senti, Massimiliano, grazie intanto per aver accettato di partecipare al podcast. Mi piacerebbe, se vuoi, se tu lasciassi tutti i dati dove eventualmente ti possono trovare, cercare per capire meglio, proporre e tutto quello che vogliono, oltre che rivolgersi a me ma chiaramente anche a te, per farsi aiutare da te in quello che è ovviamente il tuo lavoro. 

M.M.: Assolutamente sì. Il mio nome, lo ha già detto Alfonso Selva, è Massimiliano Mazzer. Io intanto vi lascio la mia mail che è la fonte più facile, è anche abbastanza semplice senza nessun punto: mmazzer@esri.com. Scrivetemi via mail, poi il resto dei recapiti li lascio ad Alfonso e li lascerò anche in qualche modo nella chat. 

A.S.: Li metterò nel podcast, chi vorrà va sotto e ti troverà, poi magari lasciamo altre cose che mi dirai. Senti, Massimiliano, grazie tantissimo. Penso che il tuo lavoro sarà ricercatissimo da tante persone, grazie di aver partecipato e ci sentiamo prossimamente.

M.M.: Alfonso grazie a te, grazie a tutti voi e mi auguro di avervi dato qualche idea in più.

A.S.: Sicuramente sì.

M.M.: Per qualunque informazione sono a disposizione, chiaramente.

A.S.: Ciao Massimo, ciao!

M.M.: Ciao!

A.S.: Allora, se hai ascoltato fino ad adesso sicuramente sarà stata una puntata super interessante. Se vuoi avere anche delle informazioni di base, vai sul mio sito www.alfonsoselva.it, dove puoi scaricare il mio libro che ti da una guida per investire senza correre rischi.

Ci sentiamo alla prossima puntata, ciao!

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Per info rivolgiti a Massimiliano Mazzer mail mmazzer@esri.com

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COMMISSIONE EUROPEA

https://ec.europa.eu/info/about-european-commission/contact_it

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 Alfonso Selva


 Consulente Finanziario  padre orgoglioso di due ragazzi  compagno felice 

ed atleta che non molla mai.

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