Oggi il podcast Finanza Semplice arriva alla puntata 200 e al terzo compleanno e la festeggio con un ospite d’eccezione, Marco Lo Conte de Il Sole 24 Ore.
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Se vuoi puoi vedere il video dell’intervista sul mio canale YouTube Finanza Semplice qui sotto
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Se vuoi puoi ascoltare l’audio dell’intervista sul podcast Finanza Semplice qui sotto
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Ben ritrovati! Oggi, 24 marzo 2023, ho il piacere e l’onore di intervistare Marco Lo Conte del Sole24Ore in occasione della puntata n. 200 del podcast Finanza Semplice.
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Oltre a essere coordinatore dei social del Sole24Ore, Marco è autore di tre libri:
“Cosa ne ho fatto dei miei soldi?”, “La pensione su misura” e, da ex runner, “Stregati dalla corsa”.
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Conduce “Il Serpente Corallo” su Radio 24 con Mauro Meazza e Stefano Elli sulle truffe in ambito finanziario.
https://www.radio24.ilsole24ore.com/programmi/serpente-corallo
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È anche autore del podcast “Il tempo è denaro” su Audible di Amazon.
Inoltre, è un musicista: con i colleghi del Serpente Corallo, ha fondato il gruppo Ciappter Ileven – nessun errore, hanno “milanesizzato” Chapter 11, che è una famosa procedura americana per i casi di fallimento.
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Marco Lo Conte:
Ciao Alfonso e grazie per avermi invitato oggi.
Sì, abbiamo fondato Ciappter Ileven per riprendere, in maniera un po’ faceta, temi che riguardano la finanza, le truffe e la stessa educazione finanziaria, argomenti che dovrebbero riguardare un po’ tutti. Abbiamo deciso di metterli in musica perché, si sa, se parli di qualcosa in una canzone arriva sicuramente più che in una spiegazione tecnica.
Alfonso Selva:
Infatti avete avuto un’idea davvero brillante! Per prima cosa, vorrei chiederti un commento da giornalista economico sulla situazione economica attuale, sui fallimenti delle banche e l’inflazione: cosa succede in Borsa, dal tuo “lato della barricata”?
Marco Lo Conte:
In questo momento ci troviamo a vivere una dinamica senza dubbio complessa, che sta portando le banche centrali ad aumentare il costo del denaro e questo ha delle conseguenze, come il rialzo dei tassi e del prezzo delle obbligazioni che le istituzioni, banche e assicurazioni, hanno nel loro portafoglio.
Calando questi valori, scendono i requisiti patrimoniali e si svalutano gli asset patrimoniali delle istituzioni, così come nei portafogli di investimento di soggetti come i fondi pensione internazionali.
L’aumento dei tassi fa scendere il valore del portafoglio obbligazionario e questo ha delle conseguenze molto forti, proprio perché parliamo di una dinamica che non si può contrastare scientemente, è una circostanza che travalica le nostre decisioni, perché sono le banche centrali a modificare il contesto, plasmando le aspettative e inducendo a preferire determinati comportamenti rispetto ad altri – in questo caso, per proteggere l’inflazione si cerca di deprimere la domanda di beni e di servizi.
L’efficacia dell’aumento dei tassi d’interesse per contrastare l’inflazione è un tema che genera molti dibattiti perché non è del tutto chiaro. Sicuramente, in questo modo, si va verso una stretta monetaria che ci porta, se non in recessione – i Paesi industrializzati non andranno in recessione –, molto vicini perché, almeno secondo le previsioni (parziali e provvisorie) la conseguenza sarà un peggioramento delle condizioni.
Per quanto riguarda la durata e la profondità di questa situazione, è difficile a dirsi.
Quello che possiamo e dobbiamo fare è provare a guardare il mondo non nella sua unica contingenza attuale, ma in un contesto temporale più ampio.
Una riflessione di questo tipo ci porta a dire che si tratta di una fase, come se ne sono susseguite altre in passato, che fa seguito a periodi di espansione dell’economia – e parallelamente dei mercati azionari – e che potrebbe essere seguita da altri momenti di crescita sia per l’economia sia per i mercati azionari.
Per questo motivo, a mio avviso, può essere il momento giusto per investire negli asset, negli Equity, nel mercato delle azioni, ma sono valutazioni che lascio a voi consulenti finanziari.
Alfonso Selva:
Sono d’accordo con te e mi fa sorridere il fatto che spesso, quando dico che ci troviamo in un gran momento per investire mi guardano come fossi pazzo.
In realtà, succede ogni volta che si verificano crolli di borsa, grandi discese come nel 2020 o nel 2018.
Se allarghiamo l’orizzonte temporale, vediamo che le crisi ci sono sempre state. Ogni volta si sente dire “Stavolta è diverso” e si teme che sia arrivata la fine del mondo. Se allarghiamo, invece, l’orizzonte temporale, vediamo che questo è un ottimo momento per investire nel lungo termine. Ovviamente non parliamo di visioni a breve termine – sei mesi, un anno – quello sarebbe folle.
Marco Lo Conte:
Certo. Per chi, invece, ha più di dieci anni di tempo prima di dover rientrare in possesso di una liquidità investita sui mercati, questa potrebbe essere un’occasione fruttuosa.
Ci tengo a specificare che queste non vanno prese come previsioni, quanto come frutto dell’osservazione di come sono andati i mercati in passato, proiettandoli nel futuro.
È possibile presumere queste concordanze, ma sarà certamente così da oggi a dieci anni? È impossibile prevederlo.
Quel che è certo è che esiste una ciclicità nell’economia e nei mercati finanziari, quindi, può essere profittevole investire nei momenti di crisi.
Spesso ci dimentichiamo di dettagli che, in realtà, fanno parte della nostra cultura contadina: il sistema per fare soldi è comprare a poco e rivendere a tanto, ma se si compra quando tutti comprano, ossia tendenzialmente quando i mercati salgono, è estremamente probabile ritrovarsi a pagare tanto per guadagnare poco.
Quali siano i tempi giusti non si può sapere con certezza, quello che sappiamo è che esistono dei cicli, quindi ci sono due possibilità: cavalcare il momento, ma non è semplice, oppure provare, a prescindere, e comprare delle azioni che possono essere particolarmente profittevoli nel tempo investendo soldi di cui non hai stretta necessità e che puoi investire sul lungo periodo.
Alfonso Selva:
A supporto di quello che dici, se andiamo a vedere i grafici del passato, si nota che i periodi di salita delle borse sono sempre più lunghi di quelli di discesa, è una statistica.
Inoltre, nei periodi di salita, il guadagno è maggiore di quella che è stata la perdita nei momenti di discesa.
E questo è un dato incontrovertibile da quando esiste la Borsa. Quello che non possiamo sapere è quanto durerà, è un dato di cui nessuno dispone, ma è questo che succede.
Marco Lo Conte:
C’è un detto che dice “Le Borse salgono con le scale, ma scendono con l’ascensore”, che vuol dire? Che spesso le Borse crescono senza fare notizia per 5-10 anni in maniera quasi continuativa dello 0,2 – 0,3%, una crescita considerevole, quindi. Ma se un giorno i mercati crollano del 3%, a fare notizia è solo quel 3% e assistiamo a un’isteria collettiva quando per anni si è ignorata una crescita continuativa che è arrivata – faccio un esempio – al 150%. In questi casi dobbiamo ricordarci di quello che insegnano la finanza comportamentale e l’analisi di alcune concordanze: si tende sempre a prestare più attenzione alle cattive notizie piuttosto che a quelle buone perché, per loro stessa natura, quelle cattive ci mettono necessariamente sull’avviso. Su questo discorso potremmo dilungarci per ore, tirando in ballo le neuroscienze, ma non è questa la sede; sta di fatto che siamo molto più sensibili alle cattive notizie che a quelle buone.
Alfonso Selva: Se ci pensiamo, l’essere umano è sopravvissuto per migliaia di anni prestando più attenzione alle notizie cattive perché sono quelle a cui bisogna fare attenzione, è un qualcosa di insito nella nostra natura. Ora vorrei chiederti, da giornalista ed esperto, secondo te – e all’ultima indagine Consob – qual è lo stato della cultura finanziaria in Italia?
Marco Lo Conte: Beh, purtroppo i dati che arrivano sono estremamente insoddisfacenti: nel 2015, l’OXE, a seguito di un’indagine a livello internazionale sul livello di cultura finanziaria, ha posizionato l’Italia al 63° posto su 148 Paesi nel mondo. Nel nostro Paese, un terzo della popolazione conosce le condizioni di base che permettono al mercato e ai soldi di “funzionare”. È stato riscontrato che solo il 37% dei nostri connazionali sa rispondere con cognizione di causa a domande su rendimenti, inflazione, diversificazione e altri elementi simili. Ai primi posti risultano la Germania, la Danimarca, in generale i Paesi del Nord Europa, ma anche in Francia la percentuale si aggira intorno al 60-70%. È un divario incredibile ed è il risultato di una scarsa considerazione delle materie economiche e finanziare nei nostri ordinamenti scolastici. Parallelamente, si riscontra un’immensa difficoltà di approfondire queste tematiche in età adulta quando c’è meno tempo per concentrarsi sull’apprendere concetti nuovi. In più, spesso si attinge a fonti non qualificate: “mio cugino”, l’influencer su TikTok, il video di YouTube e simili. C’è da dire, comunque, che le indagini della Banca d’Italia e della Consob registrano un significativo aumento di consapevolezza in materia finanziaria quando si va a intervenire in modo specifico. Molto spesso si tende a ingigantire la complessità della materia, andando a scoraggiare chi vi si approccia per la prima volta.
L’educazione finanziaria è una materia che andrebbe proposta come l’educazione sanitaria, quella alimentare, quella sessuale o come quella stradale: abbiamo bisogno di conoscerne almeno i principi di base, mi spiego? Per guidare un’auto non è necessario conoscere il funzionamento del motore, ma studiare il codice della strada e i suoi elementi essenziali, come la precedenza a destra e le modalità di sorpasso. Allo stesso modo, non è necessario essere esperti di finanza, ma avere delle cognizioni di base per compiere delle scelte oculate o per chiedere aiuto a un consulente. Per esempio, nel momento in cui ci si trova di fronte a un’operazione troppo complessa e si vuole evitare di pagare costi troppo alti o commettere errori, è bene sentire il parere di un esperto disinteressato. Certo, chiedere aiuto è un passaggio che ci costringe a riconoscere dei limiti e a fare un bagno di umiltà, ma il risultato sarà una gestione consapevole – e quindi migliore – del nostro denaro. Questa ignoranza finanziaria è un problema grosso perché, non solo la media degli italiani, ma anche e soprattutto i policymaker, cioè parlamentari e governo, peccano in materia e le conseguenze poi si ripercuotono su tutto il Paese.
Alfonso Selva:
Concordo su tutto quello che hai detto. Anche perché, come Sole24Ore, siete voi il giornale deputato a diffondere cultura finanziaria, ma molti pensano che le vostre pubblicazioni siano incomprensibili per il cittadino medio, ma secondo me non è così.
Ci tengo ad aggiungere una cosa: chi ha l’umiltà di chiedere aiuto a un esperto e diventa cliente di un consulente finanziario, è molto più consapevole e informato rispetto ai clienti delle banche vecchio stile. Questo è un dato incontrovertibile e, naturalmente, ne sono testimone diretto ogni giorno: i nostri clienti sono molto più tranquilli e hanno meno reazioni di pancia quando i mercati scendono.
Marco Lo Conte:
Assolutamente sì: il ruolo del consulente finanziario è utilissimo per permettere al risparmiatore di compiere scelte consapevoli.
Come dicevo, non bisogna sapere tutto, ma chiedere aiuto, consigli e i dettagli delle varie circostanze.
Se si decide di accendere un mutuo oggi a vent’anni o trenta, bisogna sapere se è più conveniente stipulare un tasso variabile o un tasso fisso.
Naturalmente, anche questa è una sorta di scommessa: non possiamo sapere oggi cosa succederà nei prossimi trent’anni, ma bisogna imparare a ragionare per ipotesi e scenari.
Alfonso Selva:
Chi sono?
Quanto guadagno?
Che tipo di guadagno ho?
Sono solo alcune delle domande che bisogna porsi, non solo “Dove pago la rata più bassa?”.
Per avere la risposta giusta, bisogna porsi le giuste domande e se il consulente non orienta i suoi consigli sulla persona, non può definirsi tale: ci troviamo davanti a un venditore.
Marco Lo Conte:
Proprio così: un conto è la commercializzazione di prodotti finanziari, un altro è l’utilizzo di prodotti e strumenti finanziari con una strategia.
Avere una strategia è fondamentale perché serve a sapere cosa potrebbe succedere da qui a dieci o vent’anni.
Se partiamo dal tragico presupposto che la pensione non sarà sufficiente, è necessario poter contare su una rendita aggiuntiva perché la pensione sarà inferiore allo stipendio.
A questo si aggiungono gli impegni familiari: figli che si sposano, acquisto di nuove case.
Avere un quadro chiaro di quello che sono il patrimonio, gli impegni, gli impieghi di una persona, della sua famiglia e delle sue connessioni è fondamentale per poter impostare una strategia che consenta di non perdere né sprecare denaro.
Alfonso Selva:
Marco, vorrei riallacciarmi a quanto si diceva poco fa in merito alla maggiore attenzione che si tende a dedicare alle brutte notizie piuttosto che alle cattive: non di rado, i giornali titolano allarmismi come
“Bruciati in Borsa 50 miliardi!” oppure
“Falliscono tutte le banche!”, ma, quando vediamo aumenti importanti, questi non vengono riportati a caratteri cubitali.
Voglio chiederti, perché molte testate – sicuramente voi del Sole24Ore meno – giocano sul terrore per andare a toccare quelle che sono le paure più profonde?
Marco Lo Conte:
Beh, Alfonso, di questo potremmo discorrere per un mese.
Alcune testate sono solite lanciare questi allarmismi non solo sul tema del risparmio e dei mercati finanziari, ma in qualunque ambito, dalla salute alla politica.
Devo ammettere di essere molto fortunato a lavorare per un giornale che fornisce un servizio informativo al lettore a prescindere dal titolo “urlato” o dai sensazionalismi.
Certo, il titolone incuriosisce e fa vendere, ma trovo sia infinitamente più utile fornire indicazioni sulle scelte migliori per il super bonus, per le bollette, la sostituzione degli infissi o l’installazione dei pannelli fotovoltaici.
Alfonso Selva:
Beh, questo lo fate voi ed è un grosso merito, ma la maggior parte dei media alimenta le paure della gente perché quel determinato titolo fa vendere il giornale, seguire la trasmissione al TG e quant’altro.
Chi dovrebbe divulgare informazione e alimentare la cultura punta solo a vendere più copie, a farsi cliccare o farsi seguire, andando a far leva sulle debolezze dei lettori e degli spettatori.
Marco Lo Conte:
Sicuramente, uscire con un titolo sensazionalistico fa provare un’eccitazione temporanea, ma dopo un po’ questa va a scemare.
Quello che conta di più, invece, è il radicamento di una relazione solida e consapevole con il pubblico, che, in alcuni casi, diventa anche una relazione professionale perché ci rivolgiamo a communities, gruppi e categorie di professionisti che vedono nel Sole24Ore una fonte importante di notizie in materia fiscale, giuridica e di consulenza del lavoro.
Le normative sono in costante evoluzione per quanto riguarda la finanza, quindi, oltre a fare un’informazione specializzata per addetti ai lavori, cerchiamo di tradurre tutto questo patrimonio per un pubblico più ampio proprio perché ci teniamo alla nostra autorevolezza anche in “trasferta”, quando ci spostiamo su Facebook o altre piattaforme importanti.
Come lo facciamo?
Non limitandoci a riportare la notizia, ma esplorandone la complessità: cosa vuol dire questo accadimento? Qual è l’origine? Quali sono le cause? Quali saranno le conseguenze? In che contesto si è creato e verificato?
Oggi purtroppo il concetto di “complessità” è caduto un po’ in disuso, perché c’è la tendenza di puntarsi addosso il dito cercando un colpevole piuttosto che analizzare criticamente i fenomeni e il loro impatto.
Alfonso Selva:
Marco, mi auguro che i tuoi colleghi di altre testate, anche non estremamente specializzate come la vostra, seguano un po’ questa impostazione e lo dico anche per un mio interesse professionale: spesso mi chiamano dei clienti agitatissimi perché hanno sentito notizie catastrofiste al telegiornale o ne hanno letto.
Ora vorrei parlare con te di pensioni e previdenza.
Tu sei un esperto?
Marco Lo Conte:
Posso definirmi “esperto” nella categoria dei giornalisti, ma non sono propriamente un consulente previdenziale.
Alfonso Selva:
Quello delle pensioni è un tema caldissimo perché i requisiti per la pensione subiscono continuamente delle revisioni e l’italiano medio, negli anni, è stato “viziato” pensando che, andando in pensione, avrebbe percepito una bella somma.
Ricordo che nel 1994, quando ho cominciato a lavorare come consulente finanziario, mi trovavo a proporre un accantonamento per andare a costruire un altro pilastro pensionistico e mi sentivo rispondere “Ci pensa lo Stato, non è necessario: la mia pensione sarà più che sufficiente”.
Purtroppo, avevamo ragione io e i miei colleghi a dubitarne e i nodi sono venuti al pettine.
Correggimi se sbaglio, le pensioni sono tra le prime spese dello Stato, con uno stanziamento di quanti miliardi l’anno?
Marco Lo Conte:
Parliamo di 270 miliardi l’anno.
Alfonso Selva:
Ecco, come dicevamo in apertura, hai scritto un libro, “La pensione su misura”, quindi sei sicuramente molto preparato.
Posso chiederti di lanciare un appello a chiunque possa essere interessato a un fondo pensione o all’accantonamento?
Se lo faccio io, passo per quello interessato alla pratica.
Perché una persona, magari ancora giovane, dovrebbe valutare seriamente un accantonamento pensionistico personale?
Marco Lo Conte:
Hai ragione, negli ultimi decenni del secolo scorso la cifra corrisposta per la pensione non era poi lontana da quello che era stato il reddito da lavoratore attivo.
Oggi, però, il mondo è radicalmente cambiato: siamo passati dalla grande generosità del boom economico al vero e proprio terrore di pensare alla pensione.
Ormai si è consolidata l’idea della pensione come un traguardo irrealizzabile o disastroso.
Si è passati da “Non è necessario” a “Ormai è troppo tardi”.
Quello che è mancato è stato il passaggio intermedio, ossia “Cosa posso fare per gestire la situazione al meglio?”.
È mancato lo Stato, perché, nonostante la Riforma Dini del 1996 imponesse una comunicazione annuale al lavoratore per mostrare le prospettive di pensione, la classe politica ha sempre ignorato la questione per paura di inimicarsi gli elettori, che dovevano rimanere ignoranti.
Alfonso Selva:
Ma certo, la famosa “busta arancione”, che non è mai arrivata a nessuno.
Marco Lo Conte:
Esattamente. Adesso con il digitale l’INPS è riuscito, dopo tanti stop and go, a elaborare un software interessante, ma che richiede comunque una serie di passaggi.
Alfonso Selva:
L’ho provato, Marco, ma non lo definirei “user-friendly”.
Visto dove siamo arrivati, con IA come ChatGPT che raccoglie tutte le notizie dell’intelligenza artificiale e fornisce risultati semplici a operazioni complicatissime, forse l’INPS potrebbe fare molto di più per dare comunicazione della previsione delle pensioni.
Marco Lo Conte:
Ci troviamo in questa situazione da più di quindici anni ed è il motivo per cui pubblichiamo un calcolatore pensionistico, che chiamiamo affettuosamente “pensiono-metro”.
L’abbiamo rinnovato pochi mesi fa ed è molto efficace nell’aiutare il pubblico nel calcolo, anche se, ovviamente, proietta nel futuro quello che è stato nel passato.
Non è certificato dall’INPS, non è preciso al centesimo, ma rispetto al non sapere niente fornisce delle indicazioni di base molto utili ed è facile da usare.
Alfonso Selva:
Certo, lo conosco, ho anche inserito il link al pensiono-metro in un mio articolo proprio per offrire ai lettori la possibilità di usare uno strumento semplice finché non sarà l’INPS a fornirne uno facilmente accessibile.
Marco Lo Conte:
Sì, diciamo che hanno mancato l’occasione di costruire un percorso che non fosse puramente emotivo e basato sulle reazioni “di pancia” quanto più su una consapevolezza della costruzione di un’ulteriore entrata nel momento in cui i lavoratori andranno in pensione.
Ormai è evidente, lo dicono i dati, che chi ha meno di 40 anni e non aderisce, se può, a un fondo pensione si fa solo del male perché è proprio questo il momento giusto per iniziare un progetto a lungo termine (10, 20, 30 anni) e far fruttare i risparmi nella maniera migliore possibile.
Sul lungo periodo, uno strumento di questo tipo può dare veramente grandi soddisfazioni in termini di remunerazione.
In più, non bisogna dimenticare che ci sono agevolazioni fiscali molto importanti, che possono servire a far pagare meno tasse anno dopo anno perché i contributi volontari sono deducibili!
Parliamo di strumenti eccellenti e, nel momento in cui c’è necessità, questi soldi possono essere ritirati, si possono reintegrare e anche lì c’è altra deducibilità fiscale.
Insomma, sono strumenti davvero molto flessibili e duttili, che, in mani consapevoli, possono veramente fare la differenza tra una vita di diffidenza e terrore e una di serenità per quello che riguarda il futuro pensionistico.
Certo, occorre conoscerli e spiegarli.
Secondo me – e capisco possa essere un’affermazione forte -, come si obbliga chi vuole guidare a sostenere un esame per prendere la patente, a un certo punto della vita da adulti sarebbe opportuno prendere una patente obbligatoria per diventare risparmiatore. Sarebbe una coercizione, certo, ma sicuramente molto utile.
Alfonso Selva:
Mi trovi d’accordissimo.
Per un ragazzo o una ragazza di vent’anni, è importantissimo investire in una pensione integrativa perché 100 € al mese per 40 anni producono con l’interesse composto, che è uno degli elementi meno conosciuti in cultura finanziaria, ma per me è l’ottava meraviglia del mondo!
Parliamo di interessi su interessi che permettono di privarsi di poco durante la vita lavorativa, creando al contempo un bel capitale per avere una pensione “di scorta” rispetto a quella che verrà corrisposta dallo Stato.
Marco Lo Conte:
Il lungo periodo premia certamente la previdenza complementare rispetto al primo pilastro pensionistico perché, come sappiamo, i contributi sono parametrati alla media del PIL degli ultimi cinque anni, quindi mediamente il PIL italiano che non ha tassi di crescita straordinari – a parte il rialzo post-Covid, che è stato un caso unico ed eccezionale a seguito di un crollo notevole.
La rivalutazione dei nostri contributi del primo pilastro, quelli che costituiscono gran parte della nostra pensione, con un’inflazione al 10% se non di più, si riducono all’1-2%, per cui perdiamo ogni anno l’8% di valore reale dei nostri contributi e non è poco.
Per questo motivo, vedere la possibilità di accantonare in un fondo pensione i nostri risparmi ha un valore notevole e molto più premiante perché, a lungo termine, i tassi di crescita prospettici sono rilevanti, quindi possiamo vederli parecchio rivalutati se riusciamo ad accantonare, come giustamente dicevi, mese per mese e anno per anno.
Alfonso Selva:
Ti dico due parole che in molti pensano vogliano dire la stessa cosa, ma non è così. Investire o speculare?
Marco Lo Conte:
Beh, diciamo che, volendo generalizzare, sono due cose molto differenti tra loro.
La speculazione è un concetto nelle abitudini, una visione negativa di quello che si fa.
Alfonso Selva:
Ma non è così: la speculazione fa parte dei mercati, è giusto che ci sia, però bisogna sapere cosa si sta facendo e perché.
Molti investitori pensano di essere investitori, ma si comportano da speculatori, con tutte le conseguenze negative del caso.
Marco Lo Conte:
Certo, anche tra i professionisti che speculano cercando di guadagnare su piccoli margini il rischio è alto.
La consapevolezza del rischio è altrettanto alta, ma tra alcuni trader ci sono persone che commettono errori notevoli e le conseguenze sono delle perdite mostruose.
Alfonso Selva:
Sapevi che, da statistica CONSOB, il 95-98% di chi fa il trading online o prova a speculare perde tutti i soldi nel giro di 6-12 mesi?
Marco Lo Conte:
Per fare trading online bisogna essere molto bravi e attenti, dedicare tutto il giorno all’attività da professionisti, non ci si può dedicare a tempo perso o in quanto appassionato alla materia.
L’investitore ha un altro approccio rispetto ai mercati, anche trovando elementi di curiosità – non di gioco, attenzione, non mi piace associare il tema dell’investimento a quello del gioco – e introducendo un metodo.
Per esempio, chi dice “Io investo in società dalle dimensioni importanti che hanno fatturati stabili utili” andrà a vedere i fondamentali di quelle aziende per rendersi conto del loro valore.
Allo stesso modo, chi trova dei fondi comuni o degli ETF con caratteristiche particolari, magari li sceglie per quelle ragioni e mette periodicamente in gioco l’efficacia della sua scelta pregressa valutandone la coerenza nel tempo.
Questo è un approccio sano che si posiziona all’interno di una strategia in cui si valuta il posizionamento del proprio denaro sui mercati affinché possa essere profittevole sul lungo periodo e, nel frattempo, rivalutarne il posizionamento stesso secondo dei criteri.
Alfonso Selva:
Come diciamo noi consulenti, bisogna fare un piano finanziario e saperlo fare.
Da soli, secondo me, è come volersi costruire una casa da soli senza essere del mestiere.
Se si vuol far bene qualcosa, secondo me, bisogna affidarsi a un professionista perché stilare un piano finanziario non vuol dire solo “Compro il fondo XY perché ha reso di più o l’EFT perché costa meno”.
Marco Lo Conte:
Infatti, non è questo un piano finanziario: bisogna valutare le aspettative e gli obiettivi sul lungo termine:
il cliente vorrà comprare una casa al mare?
Avrà la necessità di aiutare i figli nell’acquisto di una casa?
Non parliamo di investimenti dall’oggi al domani, ma almeno da oggi a cinque anni per finalizzare le sue scelte alla disponibilità di liquidità che gli permetta di realizzare i suoi obiettivi a lungo termine, che possono essere comprare una barca, fare il giro del mondo in moto, qualunque cosa.
Ma, per fare questo, è necessario rivolgersi a una persona estremamente competente.
Alfonso Selva:
Infatti, sia io che i miei colleghi passiamo molto tempo col potenziale cliente prima che questo lo diventi davvero proprio per capire le sue esigenze e i suoi bisogni; quindi, se incontri un consulente finanziario che non ti fa tante domande prima di dirti cosa fare, è meglio rivolgersi a qualcun altro.
Marco Lo Conte:
Spesso si pensa che la finanza sia qualcosa di eccitante, fatta di occasioni da cogliere e scommesse sul futuro.
In realtà, tutta questa dinamica è più associata all’area del gioco e, in quel caso, si parla di speculazione.
Fa parte della nostra natura, è innegabile, ma se vogliamo far crescere profittevolmente i nostri risparmi dobbiamo usare un’altra area del cervello, quella contro-intuitiva, più razionale e sicuramente più noiosa, ma più protettiva.
Divertiamoci con gli scacchi, il Risiko e altre attività eccitanti, ma non con il nostro denaro, che è la chiave per realizzare i nostri sogni e quelli della nostra famiglia. Il denaro ci permette di comprare la nostra libertà, di godersi la vita e di non aver paura di non soddisfare i propri sogni.
Tornando alla cultura contadina di cui parlavo poco fa, dobbiamo immaginare un investimento come la crescita di una pianta: ci vogliono tempo e cura, ma quella stessa pianta un domani ti darà ombra e frutti. Possono volerci decenni, certo, ma se non inizi, non arrivi a nulla.
Ti vuoi divertire?
Ci sono tanti altri modi per farlo, ma bisogna rispettare un ordine di priorità.
Pensiamo alla Piramide di Maslow: alla base ci sono le cose che ti danno serenità, che ti permettono di sopravvivere senza rischiare troppo e, via via che si sale, l’ordine di priorità mette al secondo, terzo, decimo posto le scommesse, che puoi tentare solo quando hai messo al sicuro tutti gli elementi precedenti.
Altrimenti ci troviamo davanti a una piramide rovesciata e si rischia di perdere tanto, se non tutto.
Alfonso Selva:
Parlando di Piramide, mi hai fatto tornare in mente gli ultimi due anni, in cui la Piramide si era rovesciata e tutti volevano investire, ma cosa facevano?
Compravano bitcoin e criptovalute nell’illusione di diventare ricchi in poco tempo, senza troppi pensieri.
Non dico che non si debba investire anche in quel campo, ma, come dicevi giustamente tu, bisogna arrivarci dopo aver fatto delle scelte sicure in precedenza.
Avendo un patrimonio al sicuro che cresce piano piano nel tempo, si può pensare di investire piccole somme in un’azione che risulta molto appetibile ma non è sicura.
In questo modo, si limitano sensibilmente le possibili perdite.
Marco Lo Conte:
Esatto. Divertiamoci con le cose divertenti e la finanza non è divertente: non bisogna confondere la realtà con i film, la finanza è tranquilla, arida.
Così come al Sole24Ore non vogliamo essere sensazionalisti e preferiamo divulgare cultura finanziaria in modo consapevole, è bene che si inizi a percepire allo stesso modo la finanza, che non è qualcosa da vivere al cardiopalma.
Un fondo pensione non è né eccitante, né divertente o adrenalinico, ma ti permette di raggiungere la tranquillità e di portare a termine degli obiettivi perché sarà il frutto di un percorso caratterizzato da scelte e correzioni che ti avranno messo nelle condizioni di non evitare le perdite e magari di approfittare dei rendimenti.
Nel mio prospetto informativo personale, circa un terzo del mio patrimonio è fatto di rendita, il resto è capitale.
Sarei stato comunque in possesso di questo capitale, ma si sarebbe depauperato per via dell’inflazione; un terzo di quello che ho messo da parte, invece, è il frutto delle scelte che ho fatto.
Esistono cose infinitamente più divertenti nella vita, ma con uno sforzo minimo ho contribuito alla mia serenità.
Alfonso Selva:
L’economista Paul Samuelson, se non vado errato, ha detto “investire dovrebbe essere come guardare la pittura a secco o l’erba crescere.
Se desiderate una certa eccitazione, prendete 800 dollari e andate a Las Vegas” e penso che riassuma quello che ci siamo detti finora: investire è noioso, sembra non accadere nulla per tantissimo tempo, ma poi arrivano i frutti.
Marco Lo Conte:
Infatti non bisogna occuparsene quotidianamente se hai una buona impostazione e una strategia solida.
Preoccuparsene tutti i giorni vuol dire vivere come una tragedia ogni perdita, che è assolutamente normale nel mercato.
Per vivere così, tanto vale non curarsene affatto e vedere cosa succede sul lungo termine.
Poi chi ne ha le competenze è liberissimo di provare a fare più soldi, ci mancherebbe.
In molti mi chiedono “Tu cosa fai?” – dando per scontato che, se lo fa Marco Lo Conte, sarà sicuramente la strategia migliore -, ma sono percorsi troppo personali per poter emulare quelli di altre persone.
E poi, come dico sempre, cercate di non sbagliate con i vostri soldi, io cerco di non sbagliare con i miei.
Alfonso Selva:
Sì, è una domanda che rivolgono anche a me e la mia risposta è simile alla tua: io sono io, la responsabilità dei miei soldi me la prendo io.
La responsabilità dei soldi di altri me la assumo nel momento in cui stiliamo un piano finanziario e valutiamo le esigenze delle persone che ho di fronte.
Ora ti faccio una domanda da giornalista economico: secondo te, che ruolo gioca il consulente finanziario nel campo finanziario italiano?
Marco Lo Conte:
Il consulente finanziario riveste sicuramente un ruolo importante perché ti fa da sparring partner, ti spiega cosa sta accadendo, quali sono i significati di un periodo come questo, su quali basi fonda i suoi suggerimenti.
Ci sono tante forme di consulenti finanziari, da quelli indipendenti a quelli che lavorano nelle filiali bancarie, oltre ai non-consulenti come i commercialisti, che possono comunque fornire una consulenza finanziaria.
Tutte queste categorie, in realtà, sono fotografie di una realtà in forte evoluzione: dovendo interfacciarsi periodicamente con il cliente, il consulente finanziario ha l’obbligo di andare oltre le apparenze, i mandati ed eventuali conflitti d’interesse.
Per soddisfare il cliente sul lungo termine – come è auspicabile – bisogna compiere delle scelte che prescindano dagli interessi a breve termine.
Non si può fare il consulente finanziario con l’unico interesse di spillare soldi al cliente, devi investire nel tuo rapporto con lui!
Ci tengo a sottolinearlo perché è ciò che fa la differenza tra un buon consulente e un cattivo consulente: consigliare un fondo più profittevole nel tempo, ma che porta un minore introito, permette di “coltivare” anche il cliente, che percepirà i suoi interessi “al sicuro”.
La necessità del consulente di avere un contatto diretto con il cliente è un grande privilegio, oltre che un vantaggio: vi permette di avere il proverbiale coltello dalla parte del manico per orientare le scelte anche delle banche, che dovrebbero ascoltare più di quanto facciano ora i consulenti senza farsi trascinare da entusiasmi facili per via di novità e lanci di nuovi prodotti per puntare a investimenti all’insegna della solidità.
Dico questo perché viviamo in un mondo in continua evoluzione e riuscire ad avere un’idea della finanza e del risparmio come qualcosa di meno incerto e volatile in favore di una visione più stabile e sicura sarebbe sicuramente un valore positivo.
Oggi cambia tutto: le stagioni, i flussi migratori, i social media, Internet stessa.
Nell’arco di un decennio, il mondo è cambiato moltissimo e continuerà a farlo, ma avere una figura di supporto alle spalle che non voglia cambiare a tutti i costi, credo sia molto importante.
Alfonso Selva:
Vorrei spendere ancora qualche parola sul nostro ruolo, quello di consulente finanziario, che si differenzia notevolmente da quello delle banche vecchio stile, che giocano sul “mordi e fuggi” senza prendersi il tempo di fornire troppe spiegazioni e sul vendere un prodotto più che una consulenza.
La consulenza porta via tanto tempo, ma è indispensabile per costruire una relazione con il cliente perché prima di valutare un fondo o un investimento si parla, si spiega e ritengo che questo sia un nostro valore aggiunto.
Non parliamo di performance, perché la performance la fanno i mercati sul lungo termine con un progetto ben strutturato, un bel piano finanziario.
Se, invece, arriva il cliente che vuole solo ragionare con il prodotto, allora non può essere un mio cliente.
Succede anche che mi trovi a rifiutare dei potenziali clienti perché non sono interessati alla consulenza, ma solo al prodotto, e quelli li lascio alla “concorrenza” del vecchio modello già sapendo che torneranno da me perché scontenti di quello che hanno ricevuto, sostenendo di essere stati “fregati”.
Marco Lo Conte:
Certo! Quello che si perde spesso è il mancato guadagno, non si ha la percezione dell’idea dell’occasione mancata perché non si riesce a vederla, si vede l’errore commesso, ma non hai la percezione che, per esempio, quando a marzo 2009 c’è stato quel brutto calo a seguito del crack di Lehman scommettere sull’azionario sembrava impossibile, ma da lì è partita una rincorsa infinita dei mercati che è andata avanti, con pochissime interruzioni, fino all’avvento del Covid.
È andata avanti in maniera continuativa e straordinaria, facendo quadruplicare gli asset azionari investiti negli Stati Uniti, non parliamo di cifre irrisorie.
In simili circostanze, puoi mangiarti le mani dopo, ma conta fino a un certo punto perché non puoi fare previsioni certe sul futuro.
Quello che, invece, si può fare è pianificare una strategia, come dicevamo prima, non adrenalinica, ma stabile.
Alfonso Selva:
Mi trovi d’accordo.
Marco, ti ho chiesto davvero di tutto facendoti anche domande scomodi sul tuo ruolo e quello dei tuoi colleghi e sulle nostre colpe e abbiamo visto che ognuno ha le sue: i giornali ne hanno, come ne abbiamo noi, d’altra parte, la perfezione non è di questo mondo.
Vi ricordo che, se cercate Marco Lo Conte su Google troverete moltissimo materiale tra LinkedIn, articoli, post, la sua newsletter, Radio24, basta digitare il suo nome e vi si aprirà un mondo.
Vuoi aggiungere ancora qualcosa prima di salutarci?
Marco Lo Conte:
Diciamo che, appunto, io provo tramite i miei account social – specialmente LinkedIn, a proporre qualche riflessione. Non è facile, ma se pubblico qualcosa è perché ci credo fermamente.
Ovviamente, non posso gestire tutto da solo, quindi posso definirmi come l’ingranaggio di una macchina di consapevolezza oliata quasi alla perfezione grazie al lavoro e al supporto dei miei colleghi.
Quello che in questo momento mi interessa di più è la volontà di trasmettere la complessità della vita e della nostra realtà.
Abbiamo tanti neuroni, usiamoli perché non è detto che tutto sia bianco o nero, e abbiamo bisogno di investire sui mercati finanziari, ma facciamolo consapevolmente, senza sprecare il nostro denaro.
Sforziamoci di chiedere aiuto e di capire dove stiamo andando, quali saranno le conseguenze.
Le Banche Centrali stanno aumentando i tassi per contrastare l’inflazione, ma stanno davvero facendo un buon lavoro oppure no?
Alfonso Selva:
Ricordiamo che parliamo di inflazioni create dalle stesse Banche con quell’emissione smisurata di liquidità che hanno immesso sui mercati, perché è stata proprio quella una delle maggiori cause di questa super-inflazione.
Marco Lo Conte:
Sì, quella era la benzina che è esplosa nel momento in cui il cerino è finito lì perché l’economia e la finanza sono fatte di ciclicità ed era abbastanza fisiologico che una fase si chiudesse e se ne aprisse un’altra, che è partita dai problemi di approvvigionamento energetico, dall’aumento del rialzo post-Covid, che ha creato strozzature alle forniture e, quindi, una domanda di materiali di diversa natura, che, a sua volta, ha generato un aumento dei prezzi.
Alla fine, come sappiamo, è scoppiata anche una guerra e le condizioni non possono che complicarsi in questa fase.
Insomma, il mondo è complicato e non va semplificato, bensì conosciuto.
Non esistono semplificazioni alla complessità per capire cosa sta succedendo e compiere delle scelte importanti di conseguenza. Dobbiamo sapere che abbiamo conoscenze e tempo limitati, questo è un dato di fatto e quel che possiamo fare è gestire il tempo al meglio perché, nel risparmio – così come nella vita – bisogna imparare a gestire le proprie risorse, i rischi e le variabili che possiamo controllare, oltre a essere consapevoli di quelli che non possiamo controllare.
Quello che propongo è un approccio più maturo e meno emotivo alla gestione della vita e del denaro, una sfida continua che provo ad affrontare ogni giorno.
Alfonso Selva:
Marco, grazie ancora per aver partecipato ed essere stato così esaustivo e grazie a tutti i lettori che sono arrivati fin qui.
Marco Lo Conte:
Grazie a te, Alfonso, per l’invito e a tutti i tuoi lettori.
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Alfonso Selva
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